Il giovane netino Damiano Marziano lo scorso 6 Novembre ha inaugurato la sua mostra “L’Anima delle Rovine”, una personale fotografica che offre un’esperienza visiva unica nel mondo dell’urbex, l’esplorazione urbana
Attraverso l’obiettivo del fotografo, ci si immerge in luoghi abbandonati e dimenticati dal tempo, dove la natura e l’architettura convivono in un silenzioso abbraccio. Ogni scatto cattura l’essenza di edifici in rovina, vecchie fabbriche e abitazioni decadenti, raccontando storie di un passato che non vuole essere dimenticato. I contrasti tra luci e ombre, colori vivi e tonalità seppia, creano un’atmosfera nostalgica e affascinante. Un viaggio emozionante tra poesia visiva e memoria storica, da non perdere per gli amanti della fotografia e dell’avventura urbana. La mostra sarà visibile fino al 30 novembre nei Bassi di Palazzo Ducezio a Noto.
Abbiamo posto alcune domande al giovane artista.
Cosa ti ha ispirato a creare questa serie di fotografie?
“Per caso, qualche anno fa, mi sono imbattuto in un sito internet dedicato all’urbex, la fotografia dei luoghi abbandonati, e mi ha profondamente colpito il fascino di questi luoghi ricchi di storia e cultura, dove un tempo hanno vissuto uomini, donne, bambini, gente comune e non, adesso abbandonati e dimenticati da tutti e congelati nel tempo. Le ultime preghiere fatte in un luogo sacro, l’ultimo pasto consumato in una casa, l’ultimo ballo in una discoteca. Tutto lì si è fermato.”
C’è una particolare storia o esperienza che ti ha spinto a esplorare questo tema?
“L’esperienza che più mi ha colpito è stata la visita di Poggioreale, uno dei paesi colpiti dal terremoto del Belice del gennaio 1968. Vedere un intero borgo totalmente abbandonato mi ha affascinato e allo stesso tempo mi ha lasciato il cuore in frantumi pensando a quanta vita ci fosse stato in quel posto che adesso è immerso in un silenzio assoluto.”
Qual è il messaggio o il tema principale che desideri comunicare attraverso questa mostra?
“Un messaggio di denuncia contro l’incuria e la dimenticanza di questi luoghi. Sono pienamente cosciente che non tutto può essere salvato e recuperato, ma per alcuni di questi posti una seconda vita sarebbe possibile.”
Le fotografie raccontano una storia specifica? Se sì, quale?
“Con le mie fotografie cerco di valorizzare la bellezza e il fascino dei luoghi, le loro storie dimenticate, cerco di raccontare angoli nascosti della mia Sicilia, ma anche di altri luoghi tra cui Bologna e Imola. Quindi direi che più che una storia cerco di raccontare tante storie.”
Come sta interagendo il pubblico con le tue opere? Ci sono emozioni o riflessioni che ti hanno esternato?
“Il pubblico è rimasto molto affascinato dalle foto e dai luoghi, soprattutto i netini che, rivedendo particolari di Noto, hanno rivissuto la loro infanzia e i loro ricordi tornando per un attimo indietro nel tempo.”
C’è un progetto futuro che ti ispira particolarmente in questo momento?
“Ho molti progetti diversi per il futuro. Sicuramente voglio comunque continuare a dare vita ad altri luoghi abbandonati attraverso i miei scatti.”
I ringraziamenti che vuoi fare…
“Vorrei ringraziare la mia curatrice, Angela Forte, per il suo sostegno e la sua presentazione per l’inaugurazione, la mia amica Letizia Coletta, che mi ha dato una grande mano nell’installazione, Grafica Netum di Giusi Tranchina per la stampa delle mie opere, il Comune di Noto per la concessione della sala, mio padre, il pilastro della mia vita e, ovviamente, tutte le persone che sono state presenti e che hanno condiviso con me le loro emozioni.”