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…Non bastano la felicità, il sole e l’acqua cristallina: a Siracusa e provincia ci mancano i fondamentali
[/vc_column_text][vc_text_separator title=”di Emiliano Colomasi”][vc_column_text]
Quando il direttore mi ha chiesto di fare un pezzo sulla mancata assegnazione di bandiere blu alle spiagge della provincia di Siracusa io ho risposto subito sì, ma non è che sapessi esattamente cosa rappresentano e perché vengono attribuiti questi vessilli colorati. Lo confesso, amo gli scogli e tra le Cinque vele del Touring Club, la Guida di Legambiente, le Bandiere Blu e la Goletta Verde, ho sempre fatto una gran confusione, quindi mi sono documentato.
Nel 2021 la Sicilia si è aggiudicata dieci bandiere blu distribuite tra le province di Messina, Ragusa e Agrigento. Tutti le altre, nisba, niente, zero. Nello specifico le bandiere blu sono andate ad Alì Terme, Roccalumera, Santa Teresa di Riva, Lipari, Tusa, Menfi, Modica, Ispica, Pozzallo, Ragusa e tutti a storcere il naso e a mettere in dubbio i risultati, perché Fontane Bianche non si spaventa certo di Pozzallo e Carratois a Ispica manco la vede.
Chiariamo subito che le bandiere blu vengono assegnate da una Ong che si chiama Fee, che non è altro che l’acronimo di Foundation for Environmental Education (e già i leghisti cominceranno a dire: «Noi l’abbiamo sempre detto che ste Ong…».
La sede dell’organizzazione è in Danimarca, ma opera in più di 77 Paesi nel mondo. Il suo scopo è la diffusione delle buone pratiche ambientali attraverso molteplici attività di educazione, formazione e informazione per la sostenibilità. La cosa quindi si fa più interessante, perché io ero convinto che si trattasse solo di un campionamento di acque fatto così, anche un po’ a caso, allo scopo di redigere la solita classifica dei lidi con il mare più pulito e invece non è così, o comunque, non del tutto.
Per partecipare al “concorso” – chiamiamolo così – una località deve candidarsi presentando una serie di documenti e rispondere ad un questionario “Bandiera blu” che viene analizzato da una giuria nazionale composta da esperti in tematiche ambientali. Per cui, se vi state chiedendo: «Ma come? Con la bandiera blu c’è pure Comacchio che è un acquitrino e non c’hanno messo la spiaggetta della Fanusa, che l’acqua fino all’isolotto pare i Caraibi?» Sappiate che con tutta probabilità, nessuno al Vermexio ha pensato di candidarla. Ma non certo per cattiveria o perché un funzionario del Comune gestisce con la moglie una casa vacanze all’Asparano e ha spinto per quell’altra località. No, niente di tutto questo, semplicemente, manca una struttura adeguata ad occuparsi di questo genere di cose. Lo stesso discorso, naturalmente, potrebbe valere per Funnucu Novu (sì, c’è a chi piace), Contrada Gallina, la riviera di Agnone Bagni, San Lorenzo, Scalo Mandrie e tutte le spiagge e i litorali che vi vengono in mente in provincia.
Il fatto è che il mare pulito, da solo, non basta. La Bandiera Blu è un riconoscimento all’operato delle amministrazioni comunali nella gestione delle tematiche ambientali. Pertanto è assegnata ogni anno sulla base di un’approfondita analisi che prende in esame da un lato i parametri dettati dalla FEE: qualità delle acque di balneazione, gestione ambientale, servizi e sicurezza delle spiagge ed educazione ambientale; e dall’altro i criteri di gestione sostenibile del territorio per quel che riguarda certificazione ambientale, depurazione delle acque reflue, raccolta differenziata, iniziative ambientali e turismo e pesca professionale.
Insomma, appare evidente che dietro ad ogni bandiera blu c’è una grande organizzazione che necessita di anni di lavoro, sacrifici e volontà politica e che da queste parti, purtroppo, siamo ancora incredibilmente indietro. Tra tutti i parametri che attribuiscono la forbice di punteggio che contribuisce a generare il voto finale, quelli più importanti sono la gestione rifiuti, l’educazione ambientale e le iniziative per la sostenibilità ambientale.
Per esempio, sulla gestione rifiuti, con il suo record del 41,2% di differenziata, il Comune di Siracusa prenderebbe 0 punti, Ferla 8, il massimo. Ma Ferla località balneari non ne ha, forse manco una piscina. Questo andazzo si allarga a macchia d’olio e sostituire i nomi dei comuni con altri attigui, non modifica il risultato finale. Quante iniziative di educazione ambientale ha promosso il Comune di Augusta? Quanti chilometri di poste ciclabili ha Avola? Quanta energia da fonti rinnovabili viene prodotta a Pachino?
Le risposte esatte non le conosco e forse, qualcuno dei Comuni che ho citato a caso ha anche sviluppato dei piani in questo senso, ma poco importa perché ci troviamo davanti al solito immenso, invalicabile muro che impedisce di andare avanti tra mancanza di progettazione, infrastrutture inadeguate e servizi scadenti. La strada è ancora lunga e se un giorno dovesse arrivare una bandiera blu in provincia non ci avrà guadagnato solo il mare, ma tutti noi.
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