Consumo di suolo, in Sicilia avanza il cemento. Fabio Morreale: “Un problema culturale”

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“A Siracusa si continua a costruire, malgrado il decremento demografico, per favorire i costruttori”

Il consumo di suolo è un problema serio e urgente. Secondo i dati del rapporto Snpa-Ispra 2022, il nostro Paese, negli ultimi 15 anni, ha consumato 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale. Nel 2021 l’Italia ha visto crescere il cemento, perdendo una media di 19 ettari di suolo naturale al giorno, il dato più alto degli ultimi 10 anni. Anche la Sicilia vede avanzare il cemento, a scapito del verde e del patrimonio naturale: tra il 2020 e il 2021 la Sicilia ha perso circa 487 ettari, un dato in crescita rispetto ai 414 del 2019-2020. Un risultato che pone la nostra regione al sesto posto per consumo di suolo nell’anno di riferimento e al quarto posto per suolo totale consumato, pari a oltre 167 mila ettari. Edifici, abitazioni, capannoni, impianti fotovoltaici, progetti discutibili di riqualificazione urbana hanno divorato aree verdi, terreni, campi agricoli. Una tendenza che non si è arrestata nemmeno durante la pandemia.

Naturalmente, anche Siracusa è investita da questo fenomeno, contro il quale spesso gli ambientalisti prendono posizione, opponendosi a progetti speculativi che, non di rado, toccano anche aree di interesse naturale o archeologico. Intervistato da SiracusaPress, Fabio Morreale, esponente di Natura Sicula, associazione tra le più attive nella lotta per la tutela dell’ambiente in provincia, punta il dito sugli amministratori locali: “Credo che il consumo di suolo sia sotto gli occhi di tutti da oltre un decennio e, nonostante ciò, le autorità locali, regioni, ex province e soprattutto comuni fanno ben poco per contrastare il fenomeno. A Siracusa la cementificazione è un processo inarrestabile. In questo momento, ad esempio, stanno costruendo un residence in via Tucidide, buttando giù antiche ville che verranno sostituite da palazzine. In una città in cui non vi è un incremento demografico, anzi negli ultimi anni si è registrato un decremento di circa 2000 abitanti, che senso ha continuare a costruire nuove abitazioni se non c’è domanda? Non a caso, poi queste abitazioni rimangono spesso invendute o incompiute. Come in viale Santa Panagia, all’inizio della stradina che scende verso la Tonnara. Lì avevano avviato la costruzione di edifici poi abbandonati perché non riuscivano a venderli. Un altro problema è che queste costruzioni non si fermano neanche davanti a vincoli archeologici o paesaggistici”.

Qual è, a tuo parere, la ragione di questo incontrollato e ingiustificato dominio del cemento?

“Il problema è che i comuni, di fronte alle pressioni dei costruttori, cedono spesso. I piani regolatori che scadono non vengono rinnovati, rimangono identici a 15-20 anni prima, risultando anacronistici e inadeguati ad un modello di sviluppo sensibile al tema del consumo di suolo”.

Quando si è insediata l’attuale amministrazione comunale si parlava di rigenerazione urbana, riqualificazione, ambiente. Secondo te, è stato fatto abbastanza?

“Se devo essere sincero, dico di no. Perché avrei voluto che venisse fatto molto di più. A me, ad esempio, è rimasta indigesta la costruzione del centro commerciale Fiera del Sud, in area di valenza archeologica, perché era a ridosso delle mura dionigiane e quindi all’interno dell’odierno parco archeologico. Anche se va detto che in questo caso c’è stata l’opposizione della precedente amministrazione, che per certi versi è in continuità con questa. Per non parlare delle cosiddette case bianche costruite a Villaggio Miano, dietro i supermercati: che bisogno c’era di realizzare tutte quelle abitazioni? Peraltro si sono spinte talmente vicino all’acquedotto Galermi, che lo hanno anche invaso. Ci sono saliti con i mezzi meccanici, arrecando anche danni alla conduttura di questo antico acquedotto greco, di 2500 anni. Non solo consumo di suolo, dunque, ma anche distruzione del patrimonio archeologico. Questo è un modello di sviluppo per me inaccettabile, basato esclusivamente sulla volontà di accontentare chi opera nel settore dell’edilizia e delle costruzioni”.

Ultimamente nel dibattito politico si sente parlare spesso di transizione energetica e anche di consumo di suolo. Su quest’ultimo tema, visto che siamo in periodo elettorale, cosa chiederesti oggi al nuovo o alla nuova presidente della Regione?

“Innanzitutto, considerato che il consumo di suolo si contrasta anche applicando le norme di protezione, chiederei di istituire le riserve naturali, molte delle quali inserite nel piano regionale parchi e riserve ma non ancora istituite, come ad esempio il Plemmirio, l’isola di Capo Passero, il bosco di Santo Pietro, l’isola delle Correnti, e così via. Poi chiederei il rispetto dei vincoli che derivano dalla istituzione delle zone speciali di conservazione, che sono tantissime e nelle quali, in assenza di qualcuno che pretenda il rispetto delle norme, si continua a fare quel che si vuole. Ad Augusta, ad esempio, vicino alle Saline, si fanno i fuochi del Santo Patrono, mettendo in allarme e disturbando la riproduzione dell’avifauna. Ma gli esempi potrebbero essere numerosissimi”.

E cosa potrebbe fare la Regione per contrastare l’avanzata del cemento nelle città?

“La Regione dovrebbe imporre ai comuni di rinnovare i piani regolatori, una volta scaduti, non consentendo queste continue deroghe, e vietare la costruzione di nuovi edifici in assenza di un aumento demografico. Siracusa, in questo momento, non dovrebbe avere alcun cantiere per costruire nuove abitazioni. Le imprese edili dovrebbero lavorare esclusivamente per riqualificare l’esistente, quindi per rendere gli edifici più efficienti a livello energetico, recuperando ciò che già c’è”.

Come Natura Sicula, da tempo, state conducendo una battaglia per l’aumento del verde a Siracusa, una città che, come abbiamo visto anche di recente in viale Tisia o in piazza Euripide, anche quando riqualifica i quartieri riduce al minimo la quota di verde e di alberi…

“Basta un dato: Siracusa, pur essendo una città di 120000 abitanti, non ha una villa comunale, che invece Palazzolo Acreide, che ha 8000 abitanti, possiede. I cittadini siracusani e gli amministratori non puntano sul verde pubblico perché si pongono il problema delle foglie che cadono sulla strada… Siamo a questo livello. Manca proprio la cultura. Stiamo parlando di qualcosa che non è mai passato dai pensieri degli amministratori che si sono avvicendati negli ultimi 60 anni. Non hanno mai operato per dare almeno questo piccolo contentino ai cittadini. L’unico obiettivo che hanno avuto è stato sempre quello di costruire. E hanno avuto una tale ignoranza che, ad esempio, le zone costiere dentro la città, come la Mazzarona, che avevano il valore aggiunto del mare, le hanno destinate all’edilizia popolare, quando invece avrebbero potuto realizzarvi qualcosa di diverso. Avrebbero potuto evitare di trasformare il quartiere in ghetto, alternare edilizia popolare a edilizia privata, dotarlo di servizi. Invece dagli anni ‘70 hanno costruito palazzi su palazzi, senza servizi, senza un presidio dello Stato. Qualcosa ora sta comparendo, ma siamo in ritardo e il quartiere rimane periferico e abbandonato, tra incuria e rifiuti”.

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