Tomba di Archimede

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Archeo, rubrica per la valorizzazione del patrimonio del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai

L’agglomerato roccioso che caratterizza l’incrocio tra viale Teracati e via Necropoli Grotticelle, posto all’estremità orientale dell’area archeologica della Neapolis e a ridosso della latomia di Santa Venera, sin dai tempi di Paolo Orsi è noto per una serie di camere sepolcrali scavate nella viva roccia, risalenti ad epoca romana e bizantina, che sono state pure fonte di ispirazione per le riproduzioni dei viaggiatori del Grand Tour, tra i quali Jean Houel.


Il toponimo Le Grotte è presente già nell’Atlante della topografia archeologica di Siracusa del 1883, a cura degli ingegneri Francesco Saverio e Cristoforo Cavallari, dove il numero 96 della Tavola IV indica: sepolcro volgarmente creduto di Archimede

La tradizionale denominazione Tomba di Archimede attribuita a questo luogo è ormai storicizzata. In realtà la grande camera sepolcrale con prospetto architettonico intagliato nella viva roccia, frontone a timpano e semicolonne doriche a rilievo, è un colombario di epoca romana caratterizzato all’interno da nicchie per la collocazione di urne cinerarie.

All’età bizantina, V-VII secolo d.C., è invece attribuibile la necropoli comprendente le circa quaranta tombe scavate da Orsi tra il giugno del 1894 ed il luglio del 1895, nell’area soprastante la cosiddetta tomba di Archimede. Si tratta di sepolcri che tipologicamente derivano dalla fossa greca, con l’interno talvolta diviso da un tramezzo per creare due o più letti funebri.

Nel corso delle tre campagne di scavo condotte in quest’area negli anni 1984, 1985 e 1988, sotto la direzione di Giuseppe Voza, sono state scavate poco più di duecento tombe di varia tipologia: terragne, delimitate da un circolo di pietre, con il defunto deposto nella nuda terra; a fossa, scavate nella roccia; alla cappuccina, realizzate utilizzando tegole piane disposte a spiovente e sigillate alla sommità da coppi di terracotta; incinerazioni entro urne, costituite da anfore o brocche in terracotta; ipogei.

I corredi funebri, costituiti da oggetti della vita quotidiana che accompagnavano il defunto nella vita ultraterrena coprono un arco di tempo compreso tra il III secolo a.C. e il IV d.C. Sono anforette, brocchette, unguentari, lucerne in terracotta; unguentari in vetro; specchi in bronzo; monete; rinvenuti sia all’interno che all’esterno delle tombe. In alcuni casi nella stessa tomba erano più individui, forse membri dello stesso nucleo familiare.

Alcuni contesti dello scavo, dopo gli opportuni restauri, sono stati esposti in un ambito del settore D del museo archeologico “Paolo Orsi”, dedicato alle necropoli siracusane di età ellenistico-romana.

 

Ermelinda Storaci

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