Aggiornato al 12/11/2025 - 18:05
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“Sanità e trasporti al collasso”: Azione lancia la petizione per commissariare la Regione Siciliana

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Parole forti a Schifani, definito “artefice di un sistema malato”, e a Cuffaro. La petizione cita il caso della prof morta per un esame in ritardo: “In Sicilia si muore perché le cose non funzionano”

Un atto d’accusa durissimo contro il “sistema Sicilia” e la richiesta estrema di commissariamento. Azione, insieme alla Fondazione Luigi Einaudi, ha lanciato ufficialmente una petizione online per chiedere l’intervento dello Stato nella gestione della Regione Siciliana, definita incapace di garantire i servizi essenziali.

L’iniziativa, che coinvolge anche la responsabile Legalità del partito, Sonia Alfano, e il segretario regionale, Antonello Calia, è partita stamattina da Roma.

Parlando al termine di un’audizione in commissione nazionale Antimafia, un leader politico di Azione ha sferrato un doppio attacco. Il primo contro Totò Cuffaro: “Non si è visto in nessun Paese al mondo che una persona come Cuffaro, condannato in via definitiva per favoreggiamento aggravato alla mafia, dopo aver scontato la pena torni a occuparsi della cosa pubblica con gli stessi incarichi di prima”.

Il secondo contro il governatore: “Schifani non può chiamarsi fuori, perché è artefice di un sistema malato, il cui unico risultato è che i cittadini siciliani non si vedono garantiti i servizi essenziali”.

La petizione elenca le emergenze che affliggono quotidianamente anche il territorio siracusano: “Da anni l’isola vive un declino che tocca ogni aspetto della vita quotidiana: tra ospedali fatiscenti, trasporti inesistenti, continue crisi idriche dovute ad un sistema obsoleto e mal gestito, ciclo dei rifiuti incompiuto e infrastrutture completamente abbandonate”.

Il testo cita come simbolo di questo fallimento la tragica morte della professoressa Maria Cristina Gallo, deceduta dopo aver ricevuto con otto mesi di ritardo l’esito di un esame istologico. “Non è una tragica eccezione. In Sicilia, troppo spesso, si muore perché le cose non funzionano. Intanto, la politica locale continua a spartire incarichi”.

I promotori richiamano la Costituzione, sottolineando che “quando una Regione non assicura più i diritti fondamentali – a partire dalla salute – lo Stato ha il dovere di intervenire“.

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