Fisac Cgil lancia l’allarme a oltre quattro anni dall’accordo tra Unicredit e i sindacati sul piano industriale
Sembrava una promessa concreta: il polo specialistico Unicredit in Sicilia. Un progetto che avrebbe potuto significare nuovi posti di lavoro e crescita per un’isola ormai orfana di una banca locale, soprattutto dopo il fallimento della Cassa di Risparmio e l’acquisizione del Banco di Sicilia da parte di Unicredit.
A oltre quattro anni dall’accordo tra Unicredit e i sindacati sul piano industriale – che ha portato a riorganizzazioni di filiali e piante organiche, anche a causa dei provvedimenti antitrust di Banca d’Italia – la parte del patto che riguardava lo sviluppo appare un miraggio.
Secondo le carte, era previsto un piano di investimenti per la nascita di due poli specialistici nel Mezzogiorno, uno in Sicilia e l’altro in Campania. Tuttavia, ad oggi, il polo siciliano è rimasto solo un’idea.
La denuncia della Fisac Cgil
A lanciare l’allarme è la Fisac Cgil Sicilia, attraverso i rappresentanti aziendali e i coordinatori regionali. L’accordo del 2020, come ricorda il sindacato, è stato confermato nel piano industriale del 2022, e la questione dei poli del sud è stata discussa nuovamente in un incontro il 12 settembre 2023. Tuttavia, affermano Mimma Argurio e Fabrizio Tagliaferri, “non si conoscono i compiti del polo siciliano né i dettagli sulle assunzioni necessarie, in particolare per figure specialistiche, che nel frattempo sono state trasferite al nord, soprattutto a Milano e in altre città”.
La desertificazione professionale
Il sindacato sottolinea come la desertificazione professionale, aggravata dai trasferimenti e dal mancato ricambio generazionale, abbia causato un impoverimento del territorio, sia in termini di servizi alla clientela che di opportunità occupazionali e salariali. Per questo motivo, la Fisac Unicredit Sicilia e la Fisac Sicilia chiedono all’azienda di procedere alla creazione del polo, che potrebbe rappresentare una vera opportunità di sviluppo per l’economia siciliana, portando nuovi posti di lavoro e miglioramenti salariali.
Questa vicenda mette ancora una volta in luce la necessità di politiche di sviluppo concreto per il Mezzogiorno, evitando promesse che, dopo anni, restano solo sulla carta.