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Intervista a Paolo Perrelli, artista e gallerista, fondatore di Spazionoto: “Ho scelto Noto perché è un luogo in crescita, ma non mi aspettavo una comunità così inclusiva”
Una galleria d’arte dedicata alla cultura queer, uno spazio di bellezza e di pensiero incastonato nella magia unica del barocco di Noto e delle sue magnifiche architetture. Spazionoto, in via Pirri 32, è un luogo nel quale pittura, scultura, design, fotografia convivono e mostrano tutta l’intensità di un mondo che qui può raccontarsi liberamente, attraverso molteplici forme espressive. In questa piccola ed elegante galleria, trovano infatti spazio le opere di famose personalità del mondo LGBTQIA+, da Eva Robbins a Pedro Almodovar.
Uno spazio che nasce dall’idea di Paolo Perrelli, 59enne artista e gallerista di Ravenna, che a Noto ha trovato l’ambiente perfetto per la sua idea di creare un luogo d’arte con focus specifico sulla cultura queer. Una scelta coraggiosa, in apparente contrasto con la concezione stereotipata del Sud chiuso e impenetrabile, una visione azzeccata se si considera il grande successo che Spazionoto, unica galleria d’arte queer in Italia, sta riscuotendo.
Ma perché proprio Noto? Come nasce l’idea di realizzare questo spazio nella città barocca? Lo racconta a SiracusaPress lo stesso Paolo Perrelli: “Sono stato quasi venti anni all’estero e avevo voglia di rientrare in Italia e andare a vivere in un posto che fosse in crescita. Prima di venire a Noto, vivevo a Mosca e già lì ne sentivo parlare come di un luogo in fermento, nel quale stavano accadendo cose interessanti. Così, ho deciso di fare un giretto in Sicilia e ovviamente a Noto. Ho trovato questa città perfetta per l’attività che avevo in mente di svolgere, cioè quella di dedicarmi alla ricerca di artisti queer”.
Perché Noto era ed è perfetta per questo suo progetto?
Perché in questo mondo, Noto era in crescita. Incominciavano a esserci, ad esempio, le prime unioni civili, iniziavano a succedere cose importanti da questo punto di vista. Pian piano Noto stava anche diventando una meta per turismo e nuove residenze per la comunità LGBTQIA+ internazionale.
Come mai, secondo Lei?
Non si capisce il perché, non c’è stato un evento scatenante, semplicemente sta succedendo ed è una bella sfida. Ed è ancora più bello che ciò avvenga qui, nel cuore del Sud della Sicilia e dell’Europa, dove storicamente e culturalmente la cosa sembrava più difficile. Invece si è scoperta questa comunità molto inclusiva. Un ragazzo che, anni fa, ha aperto qui un locale storico rivolto alla comunità LGBTQIA+, mi ha raccontato che in pochi anni siamo passati dalle botte all’esaltazione. Prima c’era gente che ti aspettava fuori dal locale per menarti, ora Noto è un luogo che invece riceve una attenzione internazionale con nomi di tutto rispetto che vengono a vivere qui.
A proposito di persone che vengono a vivere qui: chi è Paolo Perrelli?
Sono nato a Ravenna e lì ho svolto tutte le scuole artistiche, dal liceo all’accademia e alle specializzazioni. Poi mi sono spostato a Bologna, perché negli anni Ottanta, se volevi fare qualcosa, Bologna era il fulcro del mondo. Sono stato un po’ lì, poi ho iniziato a viaggiare. Sono stato in Spagna, una decina d’anni in Nordafrica, cinque anni a Mosca. E poi a Noto e credo che per adesso non farei a cambio con nessun altro posto. Noto è in un momento magico, secondo me.
La città, i cittadini locali, come hanno accolto Spazionoto?
Al di là di qualsiasi aspettativa, dico che una sensazione di inclusione così non l’ho mai provata. È incredibile. In quello che faccio, mi sento molto sostenuto dalle persone locali, non ho mai avuto il minimo problema. Avevo messo in conto un pizzico di ostilità quando sono venuto qui, invece non c’è stato nemmeno quello. Poi non parliamo dei nuovi residenti, cioè della comunità che si è venuta a creare.
Come è andata la stagione estiva per la sua galleria d’arte?
Ha superato quelle precedenti. È andata davvero molto bene, ho fatto diverse cose carine, come ad esempio l’iniziativa con Vans Italia. Io non sapevo che Vans sostiene da qualche anno la cultura queer nel mondo e che aveva fatto anche un bellissimo cortometraggio sulla realtà queer delle persone nere immigrate nella periferia di Milano. Mi hanno contattato, visto che siamo l’unica galleria d’arte queer in Italia, e mi hanno chiesto di collaborare. Così, a luglio, abbiamo organizzato una mostra con una loro artista, la fotografa Sara Lorusso, e abbiamo fatto una piccola festa, qui in strada, in via Pirri, ed è stato davvero molto carino.
E adesso, cosa bolle in pentola? Ci sono iniziative in programma a breve?
Partire per andare in vacanza (ride, ndr). Scherzi a parte, io purtroppo chiudo a novembre e riapro tra fine marzo e i primi di aprile. Nel frattempo sto già lavorando alle cose da fare nella prossima stagione.
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