La Procura di Palermo ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per la seconda carica della Regione e altri cinque indagati. Nel mirino l’uso dell’auto blu e la gestione dei fondi. M5S: “Faccia un passo indietro”
Nuova tegola giudiziaria sulla politica regionale. La Procura di Palermo, diretta da Maurizio de Lucia, ha ufficialmente chiesto il rinvio a giudizio per il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno. Le accuse contestate all’esponente di Fratelli d’Italia sono pesanti: corruzione, peculato e truffa.
Il Gup del tribunale di Palermo, Giuseppa Zampino, ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 21 gennaio, data in cui si deciderà se mandare a processo la seconda carica della Regione.
Le accuse: fondi agli amici e auto blu Secondo l’impianto accusatorio, la gestione di Galvagno sarebbe stata caratterizzata da irregolarità nella distribuzione delle risorse e nell’uso dei mezzi istituzionali. I magistrati contestano l’elargizione di finanziamenti dell’Ars a imprenditori vicini e amici, definiti “i più stretti”, in cambio di incarichi. L’altro filone riguarda l’utilizzo dell’auto di servizio: la vettura con cui il presidente si spostava in tutta la Sicilia sarebbe stata utilizzata impropriamente per accompagnare amici e parenti.
Gli altri indagati Galvagno non è solo in questa vicenda. La richiesta di processo riguarda in tutto sei persone. Oltre al presidente dell’Ars, rischiano il giudizio:
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Sabrina De Capitani, ex portavoce di Galvagno;
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Caterina Cannariato, imprenditrice;
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Alessandro Alessi, imprenditore;
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Marianna Amato, dipendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana;
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Roberto Marino, all’epoca autista del presidente.
La reazione politica: “Si dimetta” Immediata la reazione delle opposizioni. Il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca, ha lanciato un duro attacco politico: “La richiesta di rinvio a giudizio per Galvagno è l’ennesima tegola per Schifani e per una maggioranza ormai delegittimata dagli scandali in serie”. I pentastellati chiedono un passo indietro immediato: “Se Galvagno dovesse andare a processo dovrebbe dimettersi per tutelare l’immagine sempre più compromessa del Parlamento, ma già ora dovrebbe fare una seria riflessione”.









