Il tribunale di Roma respinge il ricorso contro il Ponte sullo Stretto: un primo ostacolo rimosso, ma altri giudizi pendenti potrebbero rallentare i lavori
Il Tribunale delle Imprese di Roma ha dichiarato inammissibile la class action presentata da 104 cittadini contro la Società Stretto di Messina, volta a bloccare i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto. La sentenza ha stabilito anche che i ricorrenti dovranno farsi carico delle spese legali, quantificate in 240 mila euro complessivi, circa 2.300 euro a testa.
Un primo ostacolo rimosso, ma non l’unico
Nonostante questa sentenza rappresenti una vittoria per il progetto, restano aperti quattro procedimenti giudiziari che potrebbero rallentare l’avvio dei lavori. Tra questi, i ricorsi contro il visto ambientale promossi dai comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni, che saranno discussi con urgenza la prossima settimana dal Tribunale Amministrativo Regionale.
Inoltre, le associazioni ambientaliste Legambiente, Lipu, e Wwf hanno avviato un ricorso per motivi ambientali, che verrà trattato secondo una procedura ordinaria. Infine, due aziende – Eurolink e Parson Transportation – hanno citato la Società Stretto di Messina in merito al sistema di assegnazione dei lavori; la decisione è attesa entro fine mese.
La risposta della Società Stretto di Messina
Pietro Ciucci, amministratore delegato della società, ha accolto la sentenza con soddisfazione, definendola “un importante risultato”. Ha sottolineato come i motivi del ricorso fossero “del tutto evanescenti e ipotetici”, rimarcando l’assenza di danni ambientali concreti o prove che i ricorrenti risiedano nelle aree interessate dal progetto.
Ciucci ha inoltre ribadito l’impegno al dialogo con i territori interessati, auspicando che l’opera possa rappresentare un valore condiviso: “Continueremo a collaborare con le comunità locali per trovare soluzioni condivise e sostenibili.”