L’ex consigliere comunale ha presentato ricorso alla commissione di garanzia regionale
«Emiliano Ricupero ha conseguito il suo vero obiettivo politico, quello di far perdere Barbara Fronterrè, essendo palese perfino a lui l’impossibilità del suo “sogno” personale, ovvero di fare il sindaco». Lo scontro nel Pd – e non solo in quello pachinese – è sempre più aspro. Dopo l’espulsione nei confronti dell’ex consigliere comunale Emiliano Ricupero, lo stesso ha presentato ricorso alla commissione di garanzia regionale. Ma non senza soffiare sul fuoco delle polemiche, così, è arrivata la reazione del circolo.
«Fanno sorridere – ha detto Giancarlo Barone, segretario del circolo pachinese dei democratici – le dichiarazioni dell’ex tesserato e del suo legale (tesserato) su “vendette”, “mandanti” e tutta una serie di cavilli e fantasiose interpretazioni di norme regolamentari del partito. Il circolo di Pachino si è sempre attenuto al massimo rispetto delle norme regolamentari, avendo avuto sempre supporto dai ruoli apicali del Pd, tanto è vero che sia l’ex commissario provinciale, il senatore Antonio Nicita, che ha redatto una corposa relazione sull’intransigente atteggiamento di Ricupero, sia l’attuale segretario provinciale Piergiorgio Gerratana, che ha investito la nuova commissione di garanzia provincia della vicenda, hanno perfettamente compreso la volontà di Ricupero di spaccare il circolo».
Una controversia che dura, oramai, da più di un anno, che sta snervando tutti, tesserati e simpatizzanti. La vicenda è iniziata con la sfiducia dell’ex sindaco, Carmela Petralito. Ricupero, allora capogruppo in consiglio comunale del Pd, ha deciso autonomamente di candidarsi alla carica di primo cittadino, facendo una scelta diversa rispetto al partito, quella di sostenere Barbara Fronterrè «una candidatura infinitamente più qualificata della sua – sottolinea Barone – non lo diciamo noi, noi lo dicono i numeri della sua velleitaria campagna elettorale». Al turno di ballottaggio si è schierato con Giuseppe Gambuzza, attuale sindaco di una maggioranza a traino Forza Italia. Polemiche infinite, che hanno portato alle carte bollate, poiché la commissione di garanzia ha espulso l’ex Ricupero per 2 anni, mentre lo stesso ha chiesto una sospensiva, ricorrendo all’organo superiore regionale.
«Definirsi “cacciato per vendetta” – ha continuato Barone – da parte di quello che è, al momento, un ex tesserato di questo circolo, è termine coerente con il personaggio, che punta ancora a stare sotto la luce dei riflettori, stavolta in chiave vittimistica, avendo come unico orizzonte, nonostante le altisonanti parole su amore per l’impegno politico, il partito ed il territorio, solo se stesso».









