Incontro con il presidente nazionale Forum delle Famiglie sulla denatalità e le politiche familiari. Sorbello: “In provincia di Siracusa nascite calate del 70% dal 1943”
La festa dell’Angelo Custode ad Avola non è stata solo celebrazione, ma anche occasione di riflessione. Il 2 ottobre, nella sede della Formazione Permanente, il Forum delle Famiglie di Siracusa ha organizzato un incontro con Adriano Bordignon, presidente nazionale del Forum delle Famiglie, per presentare il suo libro “Rivoluzione Famiglia, un ecosistema per il futuro”.
Un momento che ha coinvolto il sindaco, Rossana Cannata, il presidente del Forum provinciale Salvo Sorbello e i rappresentanti dell’associazione Afi. Non un convegno formale, ma un dialogo su come le famiglie oggi possano affrontare le difficoltà del presente senza arrendersi ai dati allarmanti sulla denatalità.
Salvo Sorbello ha aperto con dati che fotografano una situazione drammatica. Nel 1943, in piena guerra, nella provincia di Siracusa nacquero 6.943 bambini. Nel 2024, appena 2.500: il 70% in meno. La provincia ha perso 22.000 abitanti in dieci anni, passando da 403.000 a 380.000 residenti. “L’equivalente di un paese come Lentini o Pachino, scomparso”, ha sottolineato.
A Siracusa città, nei primi sei mesi del 2025, sono nati 295 bambini. Se il trend continuerà, per la prima volta nella sua storia la città chiuderà l’anno sotto i 600 nati. “Prima facevamo 2.000 nascite all’anno”, ha ricordato Sorbello citando il racconto di un ginecologo che da solo ne seguiva 500.
Non sono solo numeri. Sono scuole che chiudono appena ristrutturate, anziani soli che non sanno affrontare un controllo della tari, giovani che emigrano senza prospettiva di ritorno.
La proposta di Bordignon parte da un cambio di prospettiva. La famiglia non è un aggregato di individui, né solo il luogo degli affetti. È un organismo vivente che ha bisogno di un ecosistema per crescere. Come un albero che prende luce, aria, acqua dal territorio in cui si radica.
“Ci sono tre errori culturali sulla famiglia”, ha spiegato. “Pensare che sia solo la somma delle persone che la compongono, considerarla rilevante solo quando ci sono problemi, credere che possa sopravvivere da sola senza sostegno.” La famiglia funziona quando si ragiona nell’ottica del “noi” anziché dell'”io”. Non solo dentro le mura domestiche, ma nell’associazionismo, nella comunità, nella politica.
“Dobbiamo aprire porte e finestre, far circolare aria”, ha detto Bordignon riprendendo una metafora del suo libro. Le comunità coese costruiscono famiglie coese, che a loro volta sostengono altre famiglie e innervano la società civile.
Il sindaco Rossana Cannata ha sottolineato un passaggio del libro che l’ha colpita: la famiglia non come pilastro rigido, ma come suolo fertile. Un suolo costruito da parole, gesti, tradizioni. “Mio nonno mi diceva ‘nun ti scantare’, non ti preoccupare”, ha raccontato. “Quella forza la sento ancora dentro, anche se lui non c’è più.”
Bordignon ha risposto parlando di identità familiare come qualcosa che si tramanda attraverso storie, non solo fatti. Ha citato Natalia Ginzburg e il suo “Lessico familiare”: “Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo.”
I nonni, ha aggiunto, fanno molto per le famiglie: aiutano economicamente, accompagnano i nipoti, sostengono nei momenti difficili. “Ma il bene più prezioso che lasciano sono le storie. Ci nutriamo di questo, ci dà un’identità che ci permette di guardare al futuro.”
Uno dei passaggi più interessanti dell’incontro ha riguardato il concetto di crisi. Oggi si parla di famiglia in crisi come di qualcosa da cui fuggire. Bordignon invece la considera come il letame nel suolo: può far fiorire.
“La perfezione non ci fa andare incontro a nessuno”, ha spiegato. “Se fossi perfetto non avrei bisogno di nessun altro. La relazione nasce dal riconoscere che qualcosa ci manca.” Gli operatori di consultorio, ha aggiunto, si preoccupano quando incontrano coppie che non hanno mai avuto momenti di crisi. “Non avere crisi vuol dire non entrare in intimità, non aprirsi.”
La crisi può distruggere, ma se c’è un contesto che sostiene, diventa occasione di crescita. Come per gli adolescenti che devono differenziarsi dai genitori, o per le comunità che si mobilitano quando qualcosa non funziona.
Sul piano nazionale, il Forum delle Famiglie sta portando avanti proposte concrete. Tra queste: modulare la riduzione dell’IRPEF in base alla composizione del nucleo familiare, rivedere l’ISEE che oggi penalizza le famiglie numerose, stabilizzare i fondi per i centri estivi con 65 milioni di euro presso il Ministero dell’Economia, estendere l’assegno unico nella misura piena fino ai 25 anni anziché dimezzarlo a 18 e azzerarlo a 21.
A livello europeo, Bordignon chiede che vengano riconosciute flessibilità di bilancio per la lotta alla denatalità, come già avviene per la transizione ecologica e le spese di guerra. “Ogni euro investito sulla denatalità non è costo ma investimento, benzina che permette al paese di funzionare meglio.”
L’ultima riflessione ha riguardato la speranza. “La speranza non parte da stomaci pieni”, ha detto Bordignon. “Se abbiamo tutto, non ci muoviamo per niente. Se invece sentiamo la necessità di una passione, ci mettiamo in moto.”
Siamo riempiti ogni giorno di cose che non alimentano l’anima ma ci tacitano. “Dobbiamo fare in modo che le prossime generazioni restino desiderose, appassionate, con voglia di sporcarsi le mani per le cose in cui credono. Se gli diamo tutto subito, gli facciamo un danno.”
L’incontro si è chiuso con un dono simbolico: una penna ricavata dal legno d’olivo, albero eterno e simbolo di pace, realizzata da un artigiano locale. Un segno di quella creatività legata al territorio che guarda al futuro senza dimenticare le radici.