Aggiornato al 09/11/2025 - 10:44
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Fava attacca il centrosinistra: “Complice del sistema, non può chiedere dimissioni a Schifani”

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L’ex presidente Antimafia: “Ha partecipato al banchetto spartendosi 100 milioni senza gare. Solo i siciliani traditi hanno titolo per chiedere le dimissioni”

PALERMO – “Quali titoli morali ha in Sicilia questo centrosinistra per chiedere le dimissioni del governo Schifani?”. Con queste parole, Claudio Fava, ex presidente della Commissione regionale Antimafia e già deputato all’Ars, interviene sul dibattito politico che ha seguito le ultime vicende giudiziarie e le polemiche legate agli appalti nella sanità siciliana.

Fava, in una lunga riflessione, critica duramente l’attuale opposizione regionale, accusandola di aver “partecipato al banchetto dell’ultima finanziaria spartendosi cento milioni di euro per regalie ad amici e devoti, senza passare attraverso un solo bando di gara”.

“Centrosinistra complice del sistema”

Secondo Fava, il centrosinistra non avrebbe la legittimità morale per chiedere le dimissioni del governo regionale:
“Ha frequentato per anni i cenacoli del consociativismo – scrive – partecipando alla distribuzione dei posti di sottogoverno senza mai la decenza di indicare, per nome e cognome, i direttori e i dirigenti imposti da certa politica. È stato questo centrosinistra a inaugurare il cursus honorum dell’assessore Sammartino, candidato di punta del PD prima di transumare nei partiti del centrodestra”.

L’ex parlamentare ricorda inoltre che “in questo partito militavano (e militano) dirigenti che frequentavano le terrazze romane e nissene del gran capo dell’antimafia Antonello Montante”, e critica la scelta del PD di candidare alla presidenza della Regione “un ex assessore di Lombardo che se n’è andata col centrodestra un quarto d’ora dopo essere stata sconfitta”.

“Solo i siciliani traditi hanno titolo a chiedere le dimissioni del governo”

Pur riconoscendo che “questo governo dovrebbe dimettersi, certo”, Fava sottolinea che non è l’opposizione ad avere titolo per chiederlo, ma “quel 34 per cento di famiglie stabilmente sull’orlo della soglia di povertà, i malati costretti a cercare cure a mille chilometri da qui, le migliaia di aziende agricole e commerciali chiuse in cinque anni”.

“Sono loro, solo loro – scrive – ad avere diritto di alzare la voce. Negli anni si è praticata un’idea servile dell’opposizione, fatta di calcoli e silenzi fino all’arrivo delle inchieste. E oggi, come sempre, ci si affida al nome di Totò Cuffaro per coprire le proprie miserie politiche”.

“Il potere si è fatto immateriale”

Fava individua nella logica stessa del potere la causa profonda della crisi politica siciliana:
“Non è più il denaro il motore malato di questa politica. È il potere in sé, l’esercizio del potere che si fa premio e ricompensa senza bisogno di tangenti, il potere di governare carriere e assetti pubblici nell’ombra. Di tutte le forme di governo, è la più antica e la meno nobile”.

E conclude richiamando le parole dell’ex ministro Provenzano: “Ha ragione: serve uno scatto d’orgoglio, una svolta. Orgoglio e svolta, non solo invocazioni di dimissioni.”

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