Aggiornato al 02/01/2025 - 11:22
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Dalla petizione ambientalista al dialogo, ecco perché è necessario rispettare Elemata Maddalena

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La società proprietaria del tratto di costa siracusano più conteso di sempre sceglie di non tacere più, risponde alle “provocazioni” di chi propone espropri proletari ambientalisti e incassa il sostegno di una parte dell’opposizione consiliare

L’idea di lanciare una petizione online per richiedere di annullare un diritto reale (quello di proprietà privata) adducendo come motivazione la bellezza dei luoghi è allo stesso tempo romantica e paradossale. Romantica, perché nel caso di un assai improbabile accoglimento della richiesta, passerebbe come principio giuridico il diritto universale alla fruizione della bellezza, paradossale perché tale principio potrebbe essere applicato a qualunque luogo privato d’Italia, garantendo solide basi per una sommossa popolare.

Ecco perché Elemata Maddalena, rispondendo con toni pacati e incredibilmente ancora accondiscendenti a questa provocazione, pur ricordando in premessa che “l’area della Pillirina è una proprietà privata, acquisita oltre 15 anni fa grazie a un investimento superiore a 30 milioni di euro, in pieno rispetto delle normative vigenti e dei principi costituzionali che tutelano il diritto alla proprietà” e che “tutti i ricorsi avanzati contro la legittimità dell’investimento sono stati sistematicamente respinti dai tribunali competenti”, a dimostrazione dell’ “infondatezza delle contestazioni, che non trovano alcun supporto giuridico né solide basi ambientali”, tiene a precisare gli obiettivi di questo investimento, ovvero “coniugare il rispetto per l’ambiente con uno sviluppo sostenibile, che porti valore aggiunto alla comunità siracusana“.

“Purtroppo – evidenzia non senza amarezza la nota della società – a causa di polemiche sterili e di un clima di ostilità privo di fondamento, Siracusa ha già perso opportunità preziose“, ma resta “la fiducia nelle istituzioni e siamo convinti che esse abbiano il desiderio di promuovere uno sviluppo intelligente ed eco-compatibile, come già avvenuto in altre aree della Sicilia, dove progetti innovativi hanno dimostrato che tutela ambientale e valorizzazione del territorio possono coesistere.”

Ed ecco ancora una volta l’apertura: “Riteniamo che l’area può essere gestita in condivisione – scrive Elemata, offrendo non un ramoscello ma un tronco d’ulivo – con un utilizzo anche pubblico, promuovendo un percorso museale per la valorizzazione delle latomie e delle contraere militari, ma il tutto deve essere implementato – come ovvio – nel rispetto della proprietà privata , siamo quindi pronti ad avviare un confronto costruttivo sulle modalità, purché venga riconosciuto il valore reale della proprietà.”

Il finale della nota è un vero e proprio appello per il territorio: “È arrivato il momento di smettere di guardare al passato e di agire per il futuro di questo territorio straordinario. Serve una visione condivisa, basata su collaborazione e responsabilità, per trasformare le sue potenzialità in opportunità concrete.”

Paolo Cavallaro (FdI): “La città deve imparare a confrontarsi senza pregiudizi”

La petizione ambientalista “non-sense” ha dunque avuto il merito di provocare una delle più ampie aperture registrate negli ultimi lustri da parte della società, un’occasione unica che il consigliere comunale Paolo Cavallaro, uomo di legge prima che di Fratelli d’Italia, ha saputo cogliere al volo e si è impegnato a portare avanti nella massima assise cittadina.

“In un contesto cittadino chiassoso e polemico, – scrive Cavallaro – dove troppe volte non si trova spazio per il dialogo e il confronto, l’appello di Elemata sulla Pillirina va senz’altro raccolto.

Poiché sono abituato a pensare ed agire in modo assolutamente disinteressato, mosso solo dagli interessi della collettività, presenterò un odg in Seconda Commissione, Turismo e Cultura, perché si affronti il tema della condivisione pubblica-privata dell’area delle latomie alla Pillirina, che mi sembra la strada più utile nella direzione di una valorizzazione culturale e turistica dell’area.
La città deve imparare a confrontarsi senza pregiudizi, con fermezza, se occorre, ma sempre con apertura mentale; il muro contro muro è solo foriero di divisioni e alle volte di costosi contenziosi giudiziari.
Certo, il Comune deve pretendere dai privati il rispetto delle regole urbanistiche e regolamentari ma, allo stesso tempo, consapevole di non avere la forza organizzativa ed economica, non deve alzare muri dinanzi a proposte eco sostenibili di valorizzazione di parti della città.
Se c’è la possibilità di individuare punti di condivisione, essa va verificata con serietà e senza pregiudizi” – conclude Paolo Cavallaro.

 

 

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