La Corte Suprema respinge il ricorso della procura generale di Palermo. Definitiva l’assoluzione dall’ipotesi di rapporti con la mafia siciliana
La Corte di Cassazione ha respinto definitivamente l’ipotesi di un legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra. I giudici della Suprema Corte hanno bocciato il ricorso della procura generale di Palermo contro la decisione della Corte d’appello che aveva rigettato la richiesta di sorveglianza speciale e confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri, difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani.
La sentenza conferma il passaggio dei giudici di secondo grado secondo cui “non è risultata, a oggi, mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo né nei decenni successivi”. Una formulazione che esclude in modo definitivo l’appoggio della mafia siciliana all’origine dei successi imprenditoriali di Berlusconi.
La Corte d’appello di Palermo aveva già smontato l’accusa secondo cui Berlusconi avrebbe pagato Dell’Utri per mantenere il silenzio sui presunti rapporti con la criminalità organizzata. I giudici avevano definito questa tesi “indimostrata e illogica”, riconducendo i flussi finanziari tra i due a un rapporto di amicizia e riconoscenza manifestato dallo stesso Berlusconi anche nelle proprie disposizioni testamentarie.
Il rigetto della Cassazione riguarda anche i familiari di Dell’Utri, assistiti dagli avvocati Filippo Dinacci, Lodovica Beduschi e Francesco Bertorotta, verso cui la procura generale aveva chiesto le medesime misure proposte per l’ex senatore di Forza Italia.
A commentare la sentenza Marcello Caruso, coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia. «Quella che da sempre è una verità storica e politica – ha detto Caruso – è diventata finalmente e in via definitiva anche una verità giudiziaria, come non poteva non essere».