Aggiornato al 08/11/2025 - 12:26
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L'analisi

Sicilia, l’assedio dei nubifragi: una crisi alimentata dal cambiamento climatico 

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La Sicilia, gemma del Mediterraneo, si trova sempre più spesso sotto l’assedio di nubifragi violenti e alluvioni lampo, eventi che un tempo erano considerati eccezionali e che oggi si presentano con una frequenza e intensità allarmanti

Questi fenomeni meteorologici estremi non sono frutto del caso, ma il sintomo drammatico di un quadro complesso in cui spicca un protagonista inequivocabile: il cambiamento climatico.

Il Mediterraneo bollente: l’innesco principale

La causa primaria dell’escalation dei nubifragi in Sicilia è strettamente legata al riscaldamento globale e al suo impatto sul Mar Mediterraneo.

Il Mediterraneo agisce come una vera e propria “incubatrice” per l’energia che alimenta queste tempeste:

  • Aumento della temperatura del mare: Le acque superficiali del Mediterraneo sono sempre più calde. Un mare più caldo porta a una maggiore evaporazione, immettendo nell’atmosfera quantità enormi di vapore acqueo, che è il carburante dei temporali.
  • “Tropicalizzazione” del clima: Questa maggiore energia e umidità favoriscono la formazione di fenomeni estremi, come i cosiddetti Medicane (dall’unione di “Mediterranean” e “Hurricane”), cicloni mediterranei che presentano caratteristiche simili a quelle dei cicloni tropicali, portando con sé venti fortissimi e, soprattutto, piogge torrenziali concentrate.
  • Temporali stazionari: Il riscaldamento globale può alterare anche le dinamiche della circolazione atmosferica, portando a un indebolimento o blocco delle correnti in quota. Questo può far sì che le perturbazioni rimangano quasi stazionarie su una determinata area (come la Sicilia orientale), scaricando quantità d’acqua che altrove cadrebbero in mesi, in poche ore. Si parla di bombe d’acqua con precipitazioni che in due giorni hanno superato in alcune zone l’equivalente di sei mesi di pioggia.

In sintesi, il cambiamento climatico ha reso l’atmosfera e il mare siciliano un ambiente più caldo, più umido e più instabile, amplificando notevolmente il potenziale distruttivo di qualsiasi perturbazione.

Fattori locali: la fragilità del territorio

Oltre al macro-fenomeno climatico, la Sicilia presenta una serie di fattori locali che rendono gli effetti dei nubifragi particolarmente devastanti:

  • Dissesto Idrogeologico: Ampi settori del territorio sono estremamente vulnerabili a frane e alluvioni a causa di una combinazione di fattori naturali (come la natura del suolo) e, purtroppo, antropici.
  • Intervento umano e cemento: La cementificazione, spesso abusiva o eccessiva, di alvei fluviali e aree costiere non permette all’acqua di defluire o di essere assorbita naturalmente dal terreno. Strade e aree urbanizzate diventano canali rapidi per l’acqua che, non trovando sfogo, allaga e distrugge.
  • Mancanza di manutenzione: L’assenza o l’inefficacia della manutenzione di canali, fiumi, torrenti e reti fognarie aggrava la situazione. Ostruzioni di detriti e vegetazione riducono la portata dei corsi d’acqua, favorendo le esondazioni.

La combinazione del cambiamento climatico che aumenta l’intensità delle piogge e della fragilità del territorio moltiplica il rischio per la popolazione e per l’economia, in particolare per il settore agricolo, colpito duramente sia dalla siccità che dagli eventi estremi.

Non è più sufficiente parlare di “maltempo”. 

La Sicilia deve urgentemente investire in un Piano di Adattamento alla Crisi Climatica che preveda:

  • Mitigazione: Contribuire alla riduzione globale delle emissioni (decarbonizzazione).
  • Difesa attiva del territorio: Interventi radicali e rapidi contro il dissesto idrogeologico.
  • Gestione delle acque: Modernizzazione delle reti idriche per massimizzare lo stoccaggio e il riutilizzo dell’acqua piovana, trasformando la pioggia torrenziale da minaccia a risorsa.

Solo un’azione congiunta e decisa a livello globale sul clima e a livello locale sulla messa in sicurezza del territorio potrà scongiurare il ripetersi di catastrofi che stanno mettendo in ginocchio l’Isola.

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