Fiom-Cgil denuncia l’immobilismo politico e industriale. Sciopero il 13 gennaio per difendere lavoro e futuro del Petrolchimico
Priolo si trova al centro di una crisi industriale senza precedenti, aggravata dall’immobilismo politico e dalla mancanza di una visione chiara per il futuro dell’area. A lanciare l’allarme è la Fiom-Cgil di Siracusa, che attraverso il segretario Antonio Recano denuncia la “tragica rappresentazione” di una realtà che colpisce non solo l’industria, ma anche i lavoratori e l’ambiente.
“Eni dismette di fatto la Chimica di Base,” sottolinea Recano, riferendosi al Piano di Trasformazione che comporterà la chiusura dei cracking di Priolo e Brindisi, insieme agli impianti di polietilene di Ragusa. Ma non è tutto: “Lo stop all’impianto Etilene, combinato con la chiusura di impianti strategici in ISAB e SASOL e con la mancata risoluzione della vicenda IAS, preannuncia una progressiva deindustrializzazione con pesanti ripercussioni occupazionali e sociali.”
Emergenza lavoro e sfruttamento del territorio
Secondo la Fiom-Cgil, il 40% dei metalmeccanici nel settore lavora con contratti a tempo determinato, e la crisi rischia di lasciare migliaia di persone senza impiego. “Si tratta di una tempesta perfetta,” afferma Recano, “che colpisce un territorio vulnerabile e manda un segnale politico inequivocabile: Siracusa, Ragusa e 15 mila lavoratori sono stati lasciati al proprio destino.”
Le critiche non risparmiano le multinazionali del Petrolchimico, accusate di sfruttare i territori e gli operai senza alcuna responsabilità sociale. “Le aziende hanno avuto mano libera nello sfruttamento degli operai e del territorio, inquinando e comprimendo i diritti dei lavoratori attraverso il ricatto occupazionale,” denuncia la Fiom-Cgil.
La mobilitazione: sciopero il 13 gennaio
Per fronteggiare la crisi, i metalmeccanici siracusani scenderanno in piazza il prossimo 13 gennaio, uniti per richiamare l’attenzione sulle gravi problematiche che affliggono l’area industriale. “Non esiste un capitalismo dal volto umano,” avverte Recano, che invita i lavoratori a non cadere nella trappola della “pace sociale”.
La mobilitazione, secondo il sindacato, è un passo necessario per ricostruire l’industria e garantire il futuro del lavoro a Priolo. “Solo con l’unità e la partecipazione si possono ottenere risultati tangibili per la tutela del lavoro, dello sviluppo e dell’occupazione,” conclude la Fiom-Cgil.