Lo spettacolo di Costanza Di Quattro, con la regia di Alessio Pizzech, affida a Mario Incudine il ruolo di “Archimede”. Domani, 14 novembre, l’apertura al Teatro Massimo di Siracusa
È il 212 a.C. e Siracusa è assediata dall’esercito romano. Un giovane legionario si introduce nella casa del matematico Archimede per ucciderlo. Ma prima che il colpo venga inferto, lo scienziato ha il tempo di ripercorrere la sua esistenza, in un soliloquio in cui ci fa attraversare i dolori e le soddisfazioni di un uomo che ha dedicato la vita alla scienza.
È questo l’incipit di “Archimede“, testo teatrale scritto da Costanza Di Quattro e diretto da Alessio Pizzech, che vede in scena Mario Incudine nei panni del matematico siracusano.
A questo spettacolo è affidata l’inaugurazione della Stagione 2025-2026 del Teatro Massimo di Siracusa. La prima è fissata per domani, 14 novembre, alle ore 20.
Un Archimede umano, tra genio e follia
In scena, Mario Incudine, con la sua carica ed energia, recita e canta, sostenuto dalla musica dal vivo di Antonio Vasta e dalla presenza di Tommaso Garré. L’allestimento, prodotto da Centro Teatrale Bresciano, La Contrada Teatro Stabile di Trieste, Teatro della Città, A.S.C. Production in collaborazione con Teatro Donnafugata, vanta scene e costumi di Andrea Stanisci e sarà in scena fino a domenica 16 novembre.
Scopriamo con questo testo che, nonostante la sua fama, Archimede è un uomo solitario: ha sacrificato ogni cosa per seguire il suo cammino di ricerca. La sua è una lotta contro l’ignoranza di chi non comprende la grandezza delle sue scoperte, e lui stesso si trova a vivere una vita di grande solitudine, sospesa tra la genialità e la follia. Archimede non è solo un inventore, ma un simbolo della lotta tra il genio e la mediocrità, tra il desiderio di giustizia e l’ipocrisia del mondo.
Il regista Pizzech: “Un monito contro la guerra”
“Il testo di Costanza Di Quattro – dice il regista Alessio Pizzech – è sorprendentemente attuale. In questo momento di odio e di guerra, di ricerca scientifica messa al servizio della distruzione di vite umane, le parole che Costanza affida ad Archimede risuonano come un monito perché la bellezza, il pensiero che scaturisce dal sapere ed all’esperienza della conoscenza, siano i soli strumenti per dare forma ad un futuro possibile”.
“L’Archimede che vi proponiamo – continua – dialoga con le nuove generazioni, e chiama loro a un appello alla consapevolezza, a non chiudere gli occhi, a non addormentare le menti: non fare e non farsi del male. Un Archimede profetico, che dal suo piccolo angolo di mondo ci invita a scoprire l’amore come unica vera sfida da intraprendere nella vita quasi che calcoli e razionalità non bastino di fronte alla più grande avventura: diventare Umani”.









