Sindacati e politica contro il piano di dismissione: “A rischio migliaia di posti di lavoro”
La vertenza Eni-Versalis continua ad alimentare tensioni nel territorio siracusano. Dopo il tavolo di confronto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la CGIL di Siracusa e Sinistra Futura hanno sollevato forti critiche sul piano di dismissione che prevede la chiusura del cracking di Priolo già nel 2025.
Secondo il segretario generale della CGIL Siracusa, Roberto Alosi, il piano di Eni non offre garanzie concrete per i lavoratori diretti e dell’indotto, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro stesso del polo industriale. “Non accettiamo una riconversione che si traduce in dismissione”, ha dichiarato Alosi, sottolineando come l’assenza di un piano chiaro per la transizione industriale lasci il territorio in balia di incertezze economiche e sociali.
Anche Sinistra Futura Sicilia e Siracusa, con i coordinatori Pippo Zappulla e Antonino Landro, esprimono preoccupazione per l’impatto devastante del piano di Eni, criticando il governo nazionale e regionale per aver avallato un progetto che potrebbe compromettere il sistema competitivo dell’industria siciliana senza un vero piano di transizione energetica e industriale.
“Le rassicurazioni occupazionali sono vaghe – spiegano Zappulla e Landro – e riguardano solo i lavoratori diretti. L’indotto rischia di subire un vero e proprio massacro occupazionale. Se la chiusura del cracking di Brindisi è stata sospesa, perché Priolo deve essere sacrificato?”
A seguito delle proteste, il Ministero ha accettato di aprire un tavolo di confronto specifico per l’indotto, ma le proposte attuali di Eni-Versalis restano inaccettabili per i sindacati. La CGIL ha annunciato nuove mobilitazioni, mentre Sinistra Futura chiede una revisione del piano industriale, affinché vengano garantite risorse certe, tempi definiti per gli investimenti e tutele occupazionali per tutti i lavoratori.