Aggiornato al 04/09/2025 - 11:58
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Manutenzione stradale: una sentenza da Lecce apre la via ai risarcimenti

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Una sentenza del Tribunale di Lecce condanna un Comune a risarcire un pedone per scarsa manutenzione stradale, un problema che al Sud – e in Sicilia in particolare – è purtroppo molto diffuso

Buche che si aprono come crateri dopo ogni pioggia, marciapiedi dissestati che diventano percorsi a ostacoli, illuminazione pubblica a intermittenza che trasforma intere vie in zone d’ombra. Per i cittadini di tante città italiane – inclusa Siracusa – questa non è una novità, ma una lotta quotidiana. Ora, però, una sentenza emessa dal Tribunale di Lecce potrebbe rappresentare un importante precedente e un potente strumento nelle mani dei cittadini danneggiati dall’incuria.

Il tribunale pugliese, infatti, ha condannato un Comune a un cospicuo risarcimento per i danni subiti da un pedone, caduto a causa di un marciapiede malmesso e scarsamente illuminato. Una decisione che fa giurisprudenza e invia un messaggio forte e chiaro a tutte le amministrazioni: la sicurezza dei cittadini viene prima di tutto e la scusa delle “casse vuote” non regge in tribunale.

Il precedente di Lecce: quando il marciapiede è un’insidia

I fatti che hanno portato alla sentenza n. 2380 del 31 luglio scorso sono tristemente familiari. In una località turistica, in piena notte, un passante è inciampato su un gradino di circa 15 centimetri, reso completamente invisibile da un “cono d’ombra” creato dalla stessa illuminazione pubblica.

Il giudice ha classificato questa situazione come una vera e propria “insidia stradale”, aggravata dal fatto che si trovasse in una zona di forte passaggio turistico. Un dettaglio non da poco, che richiama alla mente ad esempio le condizioni di molte aree di Siracusa, da Ortigia alle zone balneari, frequentate da visitatori che non possono conoscere a memoria ogni singola anomalia del manto stradale.

La norma chiave: la Responsabilità Oggettiva del Comune

Il cardine legale della sentenza è l’articolo 2051 del Codice Civile, che parla di “danno cagionato da cose in custodia”. Cosa significa per i cittadini? Significa che la responsabilità del Comune è oggettiva. Non serve provare la colpa o la negligenza dell’amministrazione; è sufficiente dimostrare il legame diretto (il “nesso causale”) tra la cosa in custodia (il marciapiede dissestato, la buca, la strada buia) e il danno subito (la caduta, le lesioni, i danni al veicolo).

Il Comune, in quanto custode delle strade, ha il dovere non solo di effettuare la manutenzione, ma anche di segnalare tempestivamente ogni pericolo. Se non lo fa, è tenuto a pagare.

Quanto costa al Comune la scarsa manutenzione?

Nella vicenda leccese, il risarcimento è stato di oltre 11.000 euro. La cifra è stata così calcolata dal giudice:

  • Circa 8.800 euro per il danno non patrimoniale, a fronte di un’invalidità permanente del 4% riportata dalla vittima.
  • Altri 2.900 euro per il danno patrimoniale, ovvero le spese mediche e le altre perdite economiche documentate.

Una cifra significativa, che dovrebbe far riflettere gli amministratori locali sui costi reali dell’incuria, spesso superiori a quelli di un intervento di manutenzione tempestivo.

Nessuna scusa per la “disattenzione” del pedone

L’amministrazione comunale pugliese ha tentato di difendersi accusando il pedone di disattenzione. Una strategia difensiva spesso adottata anche a latitudini siciliane, ma che in questo caso è stata completamente respinta. Grazie a fotografie e testimonianze, il giudice ha stabilito che il gradino era un’“insidia nascosta”, imprevedibile e inevitabile anche per il passante più diligente.

Un principio sacrosanto: non si può chiedere ai cittadini di essere acrobati o di camminare con una torcia in mano per sopperire alle mancanze del Comune.

Un messaggio per tutti i comuni

Questa sentenza è un precedente fondamentale. A Siracusa, come in molte altre città siciliane, le segnalazioni di cittadini esasperati si sprecano. Anziani che rischiano di cadere, genitori con passeggini costretti a gimcane pericolose, automobilisti e motociclisti che subiscono danni ai mezzi.

Il caso di Lecce dimostra che subire passivamente non è l’unica opzione. Documentare con foto, raccogliere testimonianze e, se necessario, rivolgersi a un legale può portare a risultati concreti. È un monito per l’Amministrazione a non sottovalutare le proprie responsabilità: investire nella manutenzione stradale non è una spesa, ma un dovere civico e un investimento sulla sicurezza di tutti.

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