Aggiornato al 02/10/2025 - 12:14
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Le dichiarazioni

Meloni durissima su sciopero e Flotilla: “La rivoluzione non si fa con il weekend lungo”

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La Premier commenta le notizie delle ultime ore: “L’iniziativa non porta alcun beneficio al popolo palestinese, ma solo disagi agli italiani”. Poi l’affondo ai sindacati per la mobilitazione di venerdì e l’attacco alla sinistra sulla mozione per la pace

Un intervento a tutto campo, con parole durissime che non lasciano spazio a interpretazioni. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato oggi gli ultimi sviluppi legati all’abbordaggio della “flotilla” per la pace, collegando l’episodio direttamente allo sciopero generale indetto per venerdì e attaccando frontalmente sia i sindacati che le opposizioni.

“Stiamo seguendo le operazioni minuto per minuto”, ha esordito la Premier, assicurando che “l’unità di crisi della Farnesina è in contatto con gli avvocati e faremo tutto quello che possiamo perché queste persone possano tornare in Italia il prima possibile”. Ma la solidarietà istituzionale lascia subito spazio a una critica politica netta. “Continuo a ritenere che tutto questo non porti alcun beneficio al popolo della Palestina. In compenso, mi pare di capire che porterà molti disagi al popolo italiano”.

L’affondo ai Sindacati: “Sciopero di venerdì per il ponte”

Il cuore dell’intervento di Giorgia Meloni è un attacco diretto ai sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale. Secondo la Premier, la mobilitazione, legata a una questione internazionale, finisce per penalizzare gli stessi cittadini italiani che, al contempo, sono in prima linea nel fornire aiuti concreti.

“Lo stesso popolo italiano che ancora ieri veniva ringraziato dai palestinesi per il lavoro che sta facendo”, ha ricordato Meloni, elencando gli sforzi del Paese: “Siamo stati la prima nazione ad aprire un corridoio per i ricercatori, siamo la nazione non islamica che ha evacuato più persone da Gaza per curarle nei propri ospedali e tra le prime al mondo per la consegna di aiuti”.

Da qui, la stoccata ai promotori dello sciopero: “Mi sarei aspettata che, almeno su una questione che reputavano così importante, non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì”, ha affermato ironicamente. “Perché il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme”. Una frase destinata a far discutere, con cui la Premier liquida la protesta come una questione che “c’entri poco con la vicenda palestinese e molto con le questioni italiane”.

L’attacco all’opposizione sul piano di pace

La critica della Presidente del Consiglio si è poi spostata sul fronte parlamentare. Meloni si è detta dispiaciuta per il mancato voto unanime della mozione di sostegno al piano di pace per la crisi mediorientale.

“Di fronte a un appello a votare unitariamente, mi pare che la gran parte dell’opposizione abbia fatto un’altra scelta. Davvero non lo comprendo”. La Premier ha sottolineato come quel piano di pace abbia ricevuto un vasto sostegno internazionale, “dai Paesi europei, dai Paesi arabi e dalla stessa Autorità Nazionale Palestinese“.

La conclusione è un affondo diretto alla sinistra italiana, accusata di isolazionismo e radicalismo. “A questo punto”, ha concluso Meloni, “rimane solo la sinistra italiana, che evidentemente ha delle posizioni più radicali”. Una chiusura netta che alza ulteriormente il livello dello scontro politico sulla gestione della politica estera e delle tensioni sociali interne.

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