Aggiornato al 26/11/2024 - 17:25
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Dati preoccupanti

Mobilità sanitaria: la Sicilia perde pazienti e 138 milioni verso il Nord

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La “fuga della speranza” continua a crescere, con costi enormi per le regioni meridionali. Ecco cosa sta succedendo

La mobilità sanitaria continua a essere una piaga economica e sociale per molte regioni del Sud Italia. Secondo gli ultimi dati dell’Agenas, i costi legati al fenomeno della “fuga della speranza” hanno raggiunto nel 2023 un totale di 2,87 miliardi di euro, superando i livelli pre-pandemia. La Sicilia, da sola, registra una perdita economica di 138 milioni di euro, derivante dai rimborsi per i pazienti che scelgono di farsi curare in ospedali di altre regioni.

Le destinazioni preferite rimangono le strutture sanitarie di eccellenza di Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana, che attraggono pazienti per cure complesse e interventi di routine. Questo trend, però, non riguarda solo i cosiddetti “viaggi della speranza” per trattamenti salvavita: è in crescita anche la mobilità sanitaria per prestazioni di bassa complessità, come operazioni per tunnel carpale o protesi d’anca, facilmente ottenibili nei nosocomi locali.

La risposta del Ministero della Salute

Il Ministero della Salute, per arginare la spesa e ridurre la mobilità sanitaria inappropriata, ha introdotto una norma nella legge di bilancio 2024. Le Regioni saranno obbligate a stipulare accordi bilaterali per gestire la mobilità interregionale, con l’obiettivo di riequilibrare le risorse finanziarie e limitare i fenomeni distorsivi.

Americo Cicchetti, Direttore Generale della Programmazione del Ministero della Salute, ha sottolineato: “La mobilità ad alta complessità si è ridotta, ma quella per prestazioni a bassa complessità è aumentata. Alcune Regioni del Centro-Nord hanno implementato strategie per attrarre pazienti da altre aree, aggravando il problema.”

Chi guadagna e chi perde nella mobilità sanitaria

Mentre regioni come Emilia Romagna e Lombardia vantano saldi positivi di 388 e 379 milioni di euro, regioni meridionali come Campania, Calabria, Sicilia e Puglia accumulano deficit significativi. Questa disparità sottolinea la necessità di un intervento sistematico per migliorare la qualità delle strutture sanitarie locali, riducendo al minimo gli spostamenti dei pazienti.

Il fenomeno rappresenta una sfida che richiede soluzioni urgenti per contenere i costi, garantire una sanità di qualità e restituire ai cittadini la fiducia nei servizi sanitari delle proprie regioni.

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