Aggiornato al 05/11/2024 - 11:55
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Un successo senza precedenti

Spettacolo, “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883”, ovvero la rivincita della provincia e della “bella scrittura”

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Come molti over 40 che in quegli anni compravano le musicassette e – qualche – CD, anche noi abbiamo visto e apprezzato la serie prodotta da Sky e Groenlandia sulla nascita degli 883, un “cult” nato forse sottotono ma che inconsapevolmente ha accompagnato i migliori anni della nostra vita (finora)

Il rischio era alto, si poteva “mitizzare” e quindi banalizzare un duo che comunque ha fatto la storia della musica, senza però esserne – in quegli anni – pienamente consapevoli. Il contesto d’altronde è quello noto agli amici della “cassettina”, a chi seguiva il Deejay Time e Deejay Television, c’era una sola radio allora, e un solo boss, Claudio Cecchetto. E come ad un sole, attorno a lui orbitavano pianeti e astri nascenti.

E invece, il capolavoro di scrittura e direzione di Sydney Sibilia, non a caso coetaneo di chi scrive, è riuscito a calarci con tutte le scarpe in un viaggio nel tempo meraviglioso, in grado per meno di un’oretta a puntata di farci dimenticare i problemi di noi adulti, riportandoci ai noi adolescenti, sempre con i problemi di allora, ma che ora ci sembrano stupidaggini.

Anche la scelta di evitare la distribuzione da “maratona”, ovvero tutte le puntate in una sola volta, ha aiutato a far crescere l'”hype” attorno alla serie dedicata alla morte simbolica del super eroe per eccellenza, proprio quell’uomo ragno che invece l’avrebbe fatta da padrone negli anni duemila, grazie alle mega produzioni Sony – Marvel/Disney.

Ma l’uomo ragno, lo spiega bene il Max Pezzali della serie, un bravissimo Elia Nuzzolo, rappresenta i nostri sogni che arrivati ad un certo punto della vita sembrano dover morire per forza, per dar spazio alla triste realtà. La nostra bravura, il nostro super potere è pero proprio quello di mantenere vivi i nostri sogni, senza arrenderci mai completamente.

Anche la rivalutazione di Mauro Repetto, il “ballerino” interpretato dalla vera rivelazione Matteo Oscar Giuggioli, è ormai completa, sebbene i veri fan degli 883 lo sapevano già che Mauro è stato tutt’altro che comparsa per la nascita del duo, anzi ne è stato lo stimolo indispensabile, la scintilla che poi ha fatto scatenare l’incendio.

La serie ha molte “concessioni” e romanzate che però non stonano, ci sono riferimenti alle canzoni degli 883 ovunque, anzi un gioco simpatico durante le svariate visioni è saperle cogliere, dai “loschi individui al bancone del bar” fino alla sala giochi “Jolly Blue”, finanche le “106” farmacie di Pavia, città protagonista anche lei della rivincita della provincia italiana, in grado di dare natali ad artisti internazionali (qualcuno ha detto Zocca o Solarolo ad esempio?).

Sul finale abbiamo tutti empatizzato per Mauro, in crisi per il suo ruolo “pubblico”, ma sappiamo già che sarà il protagonista di un video storico di “Come mai”, scritta nella realtà non per Silvia ma addirittura per Massimo Ranieri, che conquisterà l’America e il Festivalbar con “Nord Sud Ovest Est“, che vivrà una grande passione e andrà a Parigi non firmando l’ultimo caplavoro, “Gli anni”…ma questa è un’altra storia, probabilmente la seconda serie. Che non ci perderemo per nessun motivo al mondo.

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