La Conferenza dei Servizi sul progetto del ponte sullo Stretto di Messina si è ufficialmente conclusa, delineando un quadro complesso di prescrizioni tecniche e ambientali
Le Regioni Sicilia e Calabria, insieme ai Comuni coinvolti come Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, hanno inviato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tutte le loro valutazioni e osservazioni. Questo mosaico di richieste e integrazioni dovrà essere considerato nella fase esecutiva del progetto, mentre si attende il parere vincolante della Commissione Via-Vas e, successivamente, del Cipess.
Il contributo della Regione Siciliana, coordinato dall’ingegnere Leonardo Santoro, segretario generale dell’Autorità di Bacino della Sicilia, ha posto l’accento sulla necessità di adeguare il progetto alle caratteristiche territoriali specifiche e alle normative vigenti. Tra le preoccupazioni principali emerge il rispetto delle peculiarità ambientali e territoriali, un aspetto sollevato anche dalle associazioni ambientaliste. Le richieste presentate puntano a modificare il progetto in modo da minimizzare l’impatto sull’ambiente e garantire la convivenza del ponte con le infrastrutture esistenti.
Il Dipartimento Urbanistica della Regione, guidato dall’architetto Calogero Beringheli, ha sollevato criticità legate agli strumenti di pianificazione dei comuni interessati, tra cui Messina e Venetico. Tra le richieste principali, vi è l’apposizione di vincoli preordinati all’esproprio per alcune aree non coperte dalle delibere del CIPE del 2003. Si segnalano inoltre richieste specifiche per l’utilizzo delle infrastrutture esistenti, con riferimento alle opere di competenza di RFI e ANAS. Un caso esemplare è quello della zona di via Don Blasco, appena riconsegnata alla città e potenzialmente soggetta ad espropri, che richiede una soluzione immediata.
Anche il Dipartimento della Protezione Civile ha sottolineato l’importanza di pianificare studi sui rischi legati a eventi calamitosi durante la realizzazione e gestione del ponte. Il Genio Civile di Messina ha insistito sull’adeguamento del progetto agli standard idraulici, evidenziando la necessità di aggiornare il Piano Regolatore Generale per garantire la coerenza tra le opere in progetto e la pianificazione urbanistica.
Dal punto di vista ambientale, l’ARPA Sicilia ha richiesto un piano di monitoraggio unificato, volto a garantire il controllo delle condizioni ambientali e dei materiali che verranno utilizzati, come le terre e rocce da scavo. Importanti sono anche le questioni relative alla gestione dei rifiuti e all’impatto del progetto sugli ecosistemi marini.
Le preoccupazioni sulla salute pubblica sono state espresse dall’ASP di Messina, che ha posto l’accento sulla necessità di garantire l’intervento tempestivo dei mezzi di soccorso durante i lavori. Particolare attenzione è stata posta alla qualità dell’acqua destinata al consumo umano e delle acque di balneazione, che potrebbero essere compromesse dalle operazioni di costruzione.
Infine, la Soprintendenza di Messina ha evidenziato la necessità di tutelare il patrimonio paesaggistico e culturale dell’area. Il Piano Paesaggistico dell’Ambito 9, adottato nel 2019, non include il progetto del ponte, generando incongruenze che dovranno essere risolte. Sono state inoltre richieste strategie di integrazione architettonica per garantire che il ponte si inserisca armoniosamente nel contesto naturale.
La chiusura della Conferenza dei Servizi rappresenta un passaggio cruciale per il futuro del ponte sullo Stretto, ma restano numerose sfide da affrontare. Le prescrizioni ambientali, le necessità urbanistiche e le implicazioni sociali impongono un bilanciamento tra lo sviluppo infrastrutturale e la tutela del territorio. L’ultima parola spetterà al Ministero delle Infrastrutture, che dovrà garantire che il progetto finale rispetti le esigenze di sicurezza, sostenibilità e protezione del patrimonio.