Il saggista e poeta ha illustrato le diverse concezioni del tempo nelle culture mondiali, dall’antico calendario cinese al gregoriano, tra scienza, storia e tradizioni
La conferenza “Il tempo degli uomini: il calendario”, tenuta dal saggista, poeta e scrittore, Corrado Di Pietro, presso villa Reimann, oltre a illustrare le numerose definizioni di tempo in ogni parte del mondo e dei consequenziali intrecci con varie discipline, ha inteso definire il tempo della nostra vita quotidiana. All’inizio dei lavori, Marcello Lo Iacono, presidente dell’associazione Christiane Reimann – che ha organizzato l’evento col patrocinio del Comune e del Consorzio Universitario Archimede – ha annunciato il programma del prossimo trimestre che si concluderà con due serate dedicate alla messa in scena de “La baronessa di Carini”. Lo stesso ha comunicato l’avvio di una sottoscrizione finalizzata alla raccolta di fondi per consentire l’intervento chirurgico di una ragazzina che ha necessità di essere operata negli Stati Uniti. La conferenza, poi, è entrata nel vivo con l’intervento di Corrado Di Pietro, il quale ha specificato, innanzitutto, come il tempo sia considerato nei diversi ambiti: in fisica, secondo le teorie di Einstein, il tempo dipende da due variabili, ossia la velocità e il riferimento spaziale degli osservatori; in astronomia si misura in anni luce; in paleontologia si fa riferimento alle ere geologiche; ecc…
La concezione del “nostro” tempo, che siamo abituati a definire in anni, mesi, giorni, come riportato dai calendari, non è però universale. Corrado Di Pietro ha perciò fatto riferimento alle due principali forme di scansione del tempo: quella lineare, intesa come un susseguirsi di eventi, scanditi da momenti precisi; quella ciclica, vista come una ripetizione infinita di avvenimenti naturali che influenzano la maggior parte dei comportamenti umani(è il tempo dei contadini e dei marinai).
Alla misurazione lineare afferisce il calendario, cioè la misura del tempo con un inizio e una fine e che, comunque, è un atto umano, convenzionale, utilitaristico, finalizzato all’esercizio del potere o a un suo migliore utilizzo. (Si pensi al calendario fascista, concepito da Mussolini, come inizio di una nuova era o a quello nato negli anni della Rivoluzione francese). La condizione necessaria perché un calendario possa durare nel tempo deve essere l’accettazione da parte di tutti. Corrado Di Pietro ha evidenziato poi come la maggior parte dei primi popoli avesse considerato quale data di inizio per un ipotetico calendario la creazione del mondo o taluni eventi religiosi – l’avvento di Budda, Gesù e Maometto – nonché determinati eventi civili. A mo’ di esempio, rientra tra questi ultimi l’antico calendario cinese, non più usato dal 1912, e che faceva cominciare il corrispettivo tempo dall’anno 2637, quando cioè, sotto la dinastia Xia, i matematici di corte elaborarono il primo calendario solare.
E a tal proposito, il relatore, ha spiegato come esistano tre tipi di calendario; lunare, in cui l’anno – di 354 giorni, 8 ore, 49 minuti e 36 secondi – equivale a 12 lunazioni, ciascuna delle quali misura il tempo intercorso fra due lune nuove(il più conosciuto è quello islamico); solare, in cui l’anno – di 365 giorni, 5 ore, 48 min. e 46 sec. – corrisponde al tempo necessario alla Terra, per girare attorno al Sole(i calendari giuliano e gregoriano); il calendario lunisolare, che cerca di sincronizzare le fasi lunari e le stagioni dell’anno solare(come quelli cinese, ebraico, ecclesiastico cristiano-cattolico). Il nostro calendario è il gregoriano che nacque grazie a papa Gregorio XIII, il quale nominò una commissione di astronomi e di matematici, cui raccomandò di redigere un calendario che superasse l’errore del precedente calendario giuliano(restato in vigore per oltre un millennio e che accumulò un certo ritardo) e che fosse il più vicino possibile all’anno tropico o solare.
Tale calendario, che si giovò di un prezioso calcolo fatto da Niccolò Copernico, è basato sul ciclo delle stagioni ed è composto da 12 mesi di diversa durata per un totale di 365 o 366 giorni, nel caso in cui fosse bisestile.
Tale calendario, accettato dai protestanti tedeschi e inglesi soltanto nel 1.700, non è ancora tenuto in considerazione da molte nazioni del mondo, nonché dalla chiesa ortodossa russa che si rifà al calendario giuliano. Al termine della serata culturale, il pubblico ha rivolto alcune domande al relatore in merito la tematica trattata.