[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”di Massimiliano Perna”][vc_column_text]
Il governo Meloni non premia la nostra isola: solo Musumeci tra i ministri (senza portafoglio), Matilde Siracusano sottosegretaria. E intanto è scontro Regione-governo sui navigator.
Nelle ultime elezioni politiche, la coalizione di centrodestra, in Sicilia, ha ottenuto un risultato importante, sia alla Camera (36,2%) sia al Senato (35%). Percentuali che hanno fatto guadagnare 18 seggi a Montecitorio e 8 a Palazzo Madama. Anche il partito della premier Giorgia Meloni ha avuto una buona affermazione, piazzandosi al secondo posto, alle spalle dei 5 Stelle, sia alla Camera (19,1%) sia al Senato (18,4%). Anche la Sicilia, dunque, ha dato il suo contributo alla vittoria delle elezioni del centrodestra. Oltre a ciò, la coalizione guidata dalla leader romana ha festeggiato anche il successo alle contemporanee elezioni regionali, con Renato Schifani che ha conquistato la poltrona di presidente della Regione. Insomma, Giorgia Meloni avrebbe buoni motivi per essere grata alla Sicilia e per riconoscere all’isola una certa centralità all’interno dell’azione di governo, ma anche nell’ambito della rappresentanza politica e istituzionale.
Eppure, così non sembra essere, almeno in questo inizio di legislatura. A guardare i primi atti del nuovo governo nazionale, oltre alla stretta sui diritti costituzionali, con la scusa dei rave, al reintegro dei medici no vax e al tetto del contante elevato a 10.000 euro, non c’è spazio per le questioni che più preoccupano i siciliani, come il lavoro, la sanità o il contrasto ai rincari che stanno mettendo in ginocchio molte imprese. Anzi, la prima e al momento unica attenzione del governo centrale nei confronti dell’isola ha prodotto una conseguenza negativa, almeno in termini di occupazione. Poche ore fa, infatti, il Ministero del Lavoro si è opposto all’allungamento fino al 31 dicembre, disposto dal presidente della Regione, Renato Schifani, dei contratti dei 280 ex navigator, scaduti il 31 ottobre. In una nota, il Ministero del Lavoro ha specificato che tali contratti non sono prorogabili e che “eventuali ulteriori utilizzi degli ex navigator richiederebbero l’approvazione di una apposita norma, non allo studio del Ministero”. Insomma, per 280 lavoratori, allo stato attuale, niente più occupazione, in attesa che qualcosa si sblocchi e che magari Regione e governo si parlino e trovino un accordo, anche se è difficile che, nell’ottica dell’annunciata abolizione del reddito di cittadinanza, qualcuno si preoccupi dei navigator.
E non è la sola prova di una certa “irriconoscenza” da parte dell’esecutivo del presidente Meloni nei confronti della Sicilia. Un segnale molto chiaro, infatti, era già stato dato al momento della composizione della squadra di governo. Sui 24 ministri nominati, solo uno è siciliano e per di più senza portafoglio. Si tratta del fedelissimo Nello Musumeci, titolare del Ministero del Mare. Poi, un solo sottosegretario (ai Rapporti con il Parlamento), la messinese Matilde Siracusano. Per il resto nulla. Addirittura, alle Infrastrutture, che dovrebbero riservare un’attenzione particolare sul Meridione e sulla Sicilia, è andato il nordico e nordista Matteo Salvini.
Giorgia Meloni, dunque, sembra non curarsi dell’isola né pare intenzionata a dare agli esponenti siciliani un ruolo di governo che possa essere rappresentativo di un rapporto diretto tra gli elettori isolani e il centro decisionale della nazione, un rapporto che possa far emergere le esigenze di un’area del Paese da sempre marginalizzata rispetto ad altre. Un biglietto da visita non proprio rassicurante. Ma quali sono le ragioni dell’atteggiamento e delle scelte di Giorgia Meloni? La risposta, la fornirà il tempo, quando l’azione di governo sarà entrata nel vivo. Al momento i segnali non sono buoni.
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