Aggiornato al 16/03/2021 - 16:04

I tesori archeologici di Siracusa, Noto e Palazzolo Acreide

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[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”Archeo, rubrica per la valorizzazione del patrimonio del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”][vc_column_text]

La nostra Terza Pagina continua ad arricchirsi. Da oggi, su SiracusaPress, potrete consultare una nuova rubrica dedicata al mondo dell’archeologia ed in particolare all’immenso patrimonio custodito nel territorio siracusano: Archeo, si chiama così, e si avvale della collaborazione di una imbattibile squadra “rosa”. Sono infatti tutte donne, brillanti e competenti, le archeologhe che abbiamo l’onore ed il piacere di ospitare nella nuova rubrica che punterà i riflettori sul Parco Archeologico di Siracusa.

“Abbiamo condiviso con grande piacere e l’assenso dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, l’occasione di prestare un contributo specialistico alla sezione Archeo che la redazione di SiracusaPress dedica al territorio siracusano – scrive il direttore del Parco, Carlo Staffile – e mi è doveroso ringraziare le preziose archeologhe in forza al Parco archeologico di Siracusa, che, con il loro apporto personale, contribuiranno in maniera significativa a raccontare e valorizzare i nostri luoghi della memoria”.

[/vc_column_text][vc_text_separator title=”di Giuseppina Monterosso*”][vc_single_image image=”11799″ img_size=”large” css_animation=”fadeInLeft”][vc_column_text]“Da Lentini, rinvenuto nella campagna fuori dall’area della città antica” così’ scrive Paolo Orsi nel 1904, registrando negli inventari dell’allora Museo Nazionale di Siracusa l’acquisto, dal Marchese di Castelluccio, per 1000 lire, di un torso di kouros in marmo.

Si tratta di una di quelle figure giovanili nude solitamente destinate ad assolvere funzione votiva o funeraria, simbolo e personificazione di quei valori che la società greca riassume nel termine kalokagathia: le città siceliote e i centri della Magna Grecia ne hanno restituito testimonianze di vero interesse, che, nella quasi totalità degli esemplari, per svariati motivi legati alla loro storia, sono giunte lacunose.[/vc_column_text][vc_single_image image=”11802″ img_size=”large” css_animation=”fadeInLeft”][vc_column_text]Il kouros di Lentini, oltre alla mancanza degli arti, si presenta senza la testa, inficiando quindi la possibilità di una lettura del reperto nella sua originaria, seppur arcaica e convenzionale espressione.

Ad integrazione del torso lentinese si è ipotizzata, già nel secolo scorso, la pertinenza ad esso di una testa rinvenuta intorno alla metà del Settecento da Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari e conservata oggi nel Museo civico di Castello Ursino di Catania: da sempre gli specialisti hanno dibattuto, giungendo a conclusioni non univoche, della coerenza tra i due reperti.

In anni recenti la verifica della possibile appartenenza della testa Biscari al torso lentinese è stata oggetto delle analisi petrografiche e geochimiche promosse dall’Associazione LapiS (Lapidei Siciliani) e dal Professore Lorenzo Lazzarini dell’università IUAV di Venezia: le indagini, già nel 2011, avevano portato a ritenere che si tratta di reperti provenienti dalla lavorazione di uno stesso blocco di marmo delle cave di Lakkoi nell’isola greca di Paros.

[/vc_column_text][vc_single_image image=”11803″ img_size=”large” css_animation=”fadeInLeft”][vc_column_text]Partendo da questa suggestione, l’idea di volere risolvere definitivamente la querelle sulla sull’effettiva appartenenza dei due reperti ad un’unica statua di età arcaica, ha spinto il compianto Sebastiano Tusa ad abbracciare la proposta lanciata da Vittorio Sgarbi, allora assessore regionale ai BB.CC. E’ nata così la mostra Il Kouros ritrovato, forte dell’esito di nuove indagini archeometriche, con una proposta di restauro che integra la lacuna tra il torso e la testa e ricongiunge i due reperti.

Palermo, nella sala della Cavallerizza di Palazzo Branciforti, Catania, nello spazio del Museo di Castello Ursino, il Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa sono state le sedi in cui il kouros, in questa nuova veste, si è proposto ai visitatori, che, con il supporto di un ricco apparato iconografico e didattico hanno potuto seguire le fasi di un lavoro che ha visto il contributo di professionalità diverse.

Ma questa “riuscitissima ricomposizione”, come è stata recentemente definita dalla voce autorevole del Professore Settis, ha definitivamente chiuso la querelle?

[/vc_column_text][vc_text_separator title=”*Funzionario Archeologo, Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”][/vc_column][/vc_row]

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