Aggiornato al 30/03/2021 - 10:03

La Villa romana del Tellaro

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Archeo, rubrica per la valorizzazione del patrimonio del Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai

[/vc_column_text][vc_column_text]La Villa romana del Tellaro in contrada Caddeddi (Noto), fu scoperta nel 1971, all’interno di un casolare di campagna. Si trattava di una villa della tarda età imperiale che fu riportata alla luce al di sotto di una masseria ottocentesca. Gli scavi permisero di ricostruire il grande peristilio centrale, circondato da un portico, attorno al quale si distribuivano gli ambienti abitativi. I vani con i mosaici si trovavano ad un piano superiore, lo stesso del portico, mentre i locali del pianterreno erano usati per servizi o come depositi. Sul lato meridionale del peristilio, al centro del portico, si rinvenne un’aula absidata con pavimento a mosaico policromo, fiancheggiata da due vani rettangolari.

Il mosaico del lato Nord del portico si presenta come uno straordinario tappeto policromo composto da festoni di alloro che formano medaglioni circolari che s’intrecciano nei due sensi in medaglioni più piccoli alternati ai primi. All’estremità orientale, fu recuperato l’ambiente con il mosaico che raffigura la scena del riscatto del corpo di Ettore, alla presenza di Odisseus, Akilleus e D (iomede) da una parte, dall’altra i Troes, dei quali si conserva solo una figura; manca Priamo, ma rimane l’iscrizione. Al centro della scena campeggia una grande bilancia con i due piatti: in uno gli ori del riscatto, nell’altro il corpo di Ettore di cui rimangono le gambe rigidamente accostate. Una fascia di festoni di alloro con frutti e fiori e grandi maschere agli angoli, incornicia la scena figurata, un’altra, più esterna, è decorata da grandi girali avvolgenti corpi di fiere.

Nell’ambiente attiguo verso ovest, è presente un mosaico policromo, purtroppo lacunoso, caratterizzato agli angoli da quattro crateri ricolmi di frutti, da cui si dipartono altrettanti festoni che incontrandosi delimitano una formella quadrangolare centrale e sotto, quattro rettangolari, ognuna riproducente una scena figurata ripetuta sui quattro lati, con un satiro e una menade presso l’altare.

La sala più grande del versante nord del portico riproduce una grandiosa scena di caccia, entro una fascia perimetrale decorata a meandri di svastiche alternate a riquadri con volatili e animali acquatici. Sono raccontati diversi momenti della caccia, dalla cattura, con le fiere indirizzate verso la gabbia, a varie scene cruente come quella del cacciatore che colpisce con la lancia un leone, nell’atto di squarciare una gazzella.

 

Il centro del mosaico è dominato dalla raffigurazione monumentale di una donna seduta sulla roccia, che simboleggia l’Africa e volge lo sguardo verso un cacciatore disarcionato e caduto a terra, mentre una tigre azzanna il suo scudo. A destra è raffigurato il passaggio di un carro che trasporta le fiere catturate in gabbia, alla presenza dei tre ufficiali preposti alla caccia.

 

La scena in basso rappresenta un banchetto all’aperto con sei commensali disposti intorno allo stibadium, sotto una tenda tesa tra i rami degli alberi e, intorno i servi affaccendati a servire; di fianco sei cavalli irrequieti, sono ritratti nel momento del riposo dopo la caccia.


I mosaici della Villa del Tellaro utilizzano repertori iconografici documentati nel mondo africano e in Sicilia, che vengono resi con grande libertà espressiva ed attenzione a rappresentare il movimento, accompagnati da un sistema decorativo, per niente secondario rispetto alle scene figurate. Caratteristica comune a tutti i mosaici è la straordinaria capacità nell’uso del colore e della luce per ottenere effetti impressionistici di qualità, mentre una notevole perizia tecnica emerge, nell’abilità di adattare alle esigenze del disegno, forma e dimensioni delle tessere.

L’ambiente artistico riconduce alle maestranze operative nei centri dell’Africa settentrionale tra il III e il IV secolo d.C. Accanto alla matrice africana è stata segnalata pure una componente figurativa romana che si esprime soprattutto nei caratteri ritrattistici dei volti.

Per la cronologia della villa sono state rilevanti le ceramiche rinvenute, datate intorno alla metà del IV secolo d.C., la stessa datazione dell’esame stilistico dei mosaici. In questo momento in Sicilia le ville di lusso divengono numerose ed indicano l’enorme potere economico di una determinata committenza: le grandi famiglie dell’aristocrazia siciliana e romana, che emergono nel IV secolo, quando si afferma il latifondo e si assiste alla scomparsa della piccola e media proprietà.

La Villa fu distrutta da un terribile incendio intorno alla metà del V secolo.

 

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