Aggiornato al 05/06/2024 - 14:22
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Ad un passo dal voto

Elezioni Europee, da Antonio Nicita una campagna elettorale con al centro le esigenze delle isole

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La Sardegna, dove i limiti dell’insularità hanno trovato negli anni alcuni interventi per mitigarne gli effetti, e soprattutto la Sicilia, dove invece resta ancora tanto da fare

Volge ormai al termine la campagna elettorale del senatore siracusano Antonio Nicita, la cui avventura in queste elezioni europee, partita con qualche dubbio – anche da parte di sostenitori e simpatizzanti “nostrani” del PD – è invece stata costellata da sempre più crescenti apprezzamenti, con numerosi incontri partecipati e soprattutto con uno slogan, “L’Europa, qui”, chiaro e immediato, dalla duplice valenza.

Da una parte la consapevolezza che anche qui, in Sicilia, nel più sperduto comune dell’entroterra, siamo comunque in Europa e le decisione prese a Bruxelles, che siano o meno di nostro interesse, comunque hanno ripercussioni in tutto il territorio dell’Unione, ecco perché è necessario che siano prese da persone competenti ma soprattutto con il fine di perseguire il bene comune e non l’interesse personale.

Dall’altra l’auspicio, che l’Europa cioè sia ancora più presente, propositiva e vicina alle esigenze di cittadini e imprese, in particolare proprio nelle zone insulari, penalizzate ingiustamente dalla geografia e da scelte certamente non condivisibili compiute negli ultimi anni.

Rilancio economico, infrastrutture, riduzione dei costi di trasporto ma anche tutela dei diritti, accoglienza, inclusività, sono soltanto alcuni degli obiettivi che Antonio Nicita, siracusano candidato all’Europa, proverà a portare a Bruxelles in caso di elezione.

Ma c’è un pericolo che vale per tutti i candidati, non soltanto quelli siracusani, ossia l’astensionismo diffuso, dovuto all’erronea percezione di un’Europa distante e ininfluente nella vita quotidiana di tutti i giorni. Non è così, e in molti lo sanno già bene, ma complice il disinnamoramento generale verso la politica, la “vulgata” suggerisce di non andare a votare perché ormi sarebbe un gesto inutile.

Votare però non è mai un gesto inutile, perché votare liberamente, senza costrizioni e senza paure, è l’emblema stesso della democrazia, le sue fondamenta. Rinunciare a questo diritto-dovere civico non può che rendere meno sicure queste fondamenta.

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