Aggiornato al 31/07/2025 - 18:16
siracusapress.it
Inchiesta

Siracusa, presentazione del libro di Salvo Palazzolo “L’amore in questa città”

siracusapress.it

condividi news

Presentato a Siracusa il libro-inchiesta di Salvo Palazzolo che gronda sangue e giunge alla verità

Presentato nell’auditorium del Museo “Paolo Orsi”, “L’amore in questa città” edito da Rizzoli, di Salvo Palazzolo, squarcia il velo dell’ombra su un femminicidio di Stato – perpetrato il 17 settembre 1935 e insabbiato dal regime fascista – ricucendo i lembi di un’indagine già avviata con il filo dell’ingombrante verità. A soffermarsi sul libro–inchiesta sono stati: oltre che l’autore, giornalista speciale di “la Repubblica”; il direttore del parco archeologico, Carmelo Bennardo; il giornalista, Prospero Dente; la rappresentante di un gruppo di studenti che hanno letto il libro, Giulia Martorano; nonché il blogger tardivo, Giuseppe Gingolph Costa.

Sebbene la morte della vitale studentessa in Lettere, Cetti Zerilli, – raggiunta da tre colpi di pistola – fosse stata archiviata dal regime come omicidio-suicidio, – accanto a lei venne ritrovato il corpo senza vita di Vincenzo Mortillaro, milite fascista – la dinamica del delitto risultò inverosimile innanzitutto al padre, Felice Zerilli, e, poi, al cronista del Giornale di Sicilia, Nino Marino che, pur indagando sul caso, non poté scrivere alcun articolo. La ricostruzione del crimine, nel palazzo dell’Università di Palermo, teatro della tragedia, presentava, infatti, due grosse falle: lo spegnimento della luce della stanza da parte del presunto omicida nei momenti precedenti il femminicidio; il secondo colpo d’arma da fuoco che lo stesso si sarebbe indirizzato per farla finita. Salvo Palazzolo apprende dal collega Aurelio Bruno – a cui Nino Marino aveva confidato alcuni dettagli inquietanti – di come a Palermo in quegli anni fosse arrivato un autorevole esponente del partito fascista per insabbiare definitivamente il caso Zerilli.

Così, Salvo Palazzolo, scandagliando nella memoria collettiva, tra le pagine ingiallite dei faldoni dell’archivio di Stato e le lettere d’amore scritte da Cetti, scopre, tra l’altro, che la giovane non intratteneva alcuna relazione sentimentale con Mortillaro, ma con un alto gerarca del regime. L’autore, nel suo libro, abbatte il muro dei sospetti, squarcia la fitta coltre di silenzi, ed intaglia con la penna la verità. “Adottiamo una vittima – ha proposto – anziché un monumento”, mentre echeggiano ancora le parole del padre, grumi di inchiostro rosso sulla carta. <<Cetti, figlia mia, dove sei finita?>>, il grande Palazzo Riso di piazza Bologni, la Casa del fascio, era illuminata a giorno.

Primo Piano

ULTIMA ORA

CULTURA

EVENTI

invia segnalazioni