Il messinese può contare su un gruppo parlamentare composto da 3 deputati, dichiarando di non avere “vincoli di coalizione”
Troppo poco a sinistra per far parte del “Campo Largo” che nelle ultime settimane sta cercando la sua dimensione contro il Governo Regionale. Troppo sicuro – considerando all’orizzonte lo Schifani bis – di non candidarsi nuovamente per sfidare Renato Schifani, alle prese con l’affaire DC e i problemi della sua Giunta. Cateno De Luca può (e vuole) essere l’ago della bilancia in ottica maggioranza all’Ars, considerando la mozione di sfiducia presentata dalle opposizione ma ancora da incardinare in aula. E chissà che non gli venga improvvisamente “voglia di maggioranza”.
Nel 2022 De Luca si candidò contro Schifani alla presidenza della Regione, con il suo movimento Sud chiama Nord, conquistando quasi il 24% dei consensi e conquistando lo scranno in Sala d’Ercole ai danni di Caterina Chinnici, candidata del Partito Democratico e successivamente annessa da Schifani in Forza Italia. In questi tre anni all’Ars, l’attuale sindaco di Taormina ha votato a favore del Governo a seconda delle proposte, ma ha perso – tra espulsioni e addii – quattro deputati tra cui Ismaele La Vardera, oggi al Gruppo Misto e con (più di una) velleità di essere il nome che riunisca le forze di opposizione contro Schifani.
Ad oggi, il gruppo parlamentare all’Ars di Sud chiama Nord è composto dallo stesso De Luca e dai deputati Sciotto e Lombardo. Negli anni, gli altri “scatenati” De Leo, Geraci e Balsamo hanno preso altre strade e aderito a gruppi interni alla maggioranza. Il primo è entrato in Forza Italia, il secondo ha sposato il progetto della Lega e il terzo è tra i parlamentari del Movimento per l’Autonomia.
La discontinuità nel voto in aula ne ha raffreddato la considerazione da parte delle minoranze, con De Luca (M5S) che pochi giorni fa – in occasione della presentazione della mozione di sfiducia a Schifani sottoscritta da 23 parlamentari – gli ha consigliato di “decidere cosa vuole fare da grande”. In precedenza, “Scateno” aveva contestato le dinamiche nella presentazione della mozione: “La voto ma è propaganda”, lanciando ai deputati di opposizione la provocazione di dimettersi, e poi decidere insieme. Un tentativo, soprattutto mediatico, di alzare la quota e rivendicare il suo ruolo a livello regionale.
“NON MI CANDIDO”
Nei giorni scorsi, infine, De Luca ha chiarito (senza chiarire, nei fatti) la sua posizione in ottica Regionali 2027, annunciando di non voler correre da solo per il posto a Palazzo d’Orleans. “Stavolta non farò favori al centrodestra mentre senza di me il centrosinistra perderà sempre” ha sottolineato il deputato messinese, rivendicando il valore suo e del suo movimento: “La necessità di andare da soli nel 2027 non c’è. Noi al presidente Schifani non abbiamo chiesto nessun posto in giunta ma discutere dei programmi per il territorio, a cominciare dalla Legge di Stabilità, io non sono uomo di opposizione ma uomo di azione e candidarmi per essere eletto parlamentare non mi interessa, da qui in avanti quindi potrà succederà di tutto, non abbiamo vincoli di coalizione”.
Nessun assessorato, quindi, ma la possibilità che già dalla Finanziaria – e, ancora prima, per la discussione in aula della mozione di sfiducia – Cateno De Luca e i suoi deputati possano votare a favore di Schifani e della maggioranza. Da un lato, la mossa sarebbe un altro segnale alle forze di opposizione, dall’altro il deputato di Fiumedinisi potrebbe effettivamente “federarsi” in ottica dello Schifani-bis, entrando in coalizione e partecipando tra due anni alla spartizione dei pani e dei pesci.
Dinamiche, strategie e possibili scelte che passeranno innanzitutto dai segnali in aula. Oggi Schifani è sicuro dei numeri in ottica mozione di sfiducia, potendo contare certamente su 42 deputati a sostegno. De Luca e il suo gruppo valgono 3. Bocciare la mozione con 45 consensi a sostegno sarebbe una prova di forza importante nei confronti delle opposizioni: vale per il presidente della Regione, ma anche per “Scateno”.










