Il report Arpa 2024 è una doccia fredda: il mare non gode di buona salute. Ad Augusta concentrazioni di plastica 100 volte oltre la soglia. Nel Porto Grande si adattano le specie non indigene
Il nostro mare sta soffocando, letteralmente sommerso dalla “munnizza”. E se il quadro regionale dipinto dall’Arpa Sicilia è preoccupante, quello che riguarda la provincia di Siracusa è da codice rosso, specialmente sul fronte delle microplastiche.
La relazione sulla Strategia Marina 2024 dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente non lascia spazio a interpretazioni: il “Buono Stato Ambientale” (Ges) è un miraggio. I monitoraggi condotti nell’ultimo anno restituiscono la fotografia di un ecosistema sotto attacco, stretto nella morsa dell’inquinamento, della pesca aggressiva e dei cambiamenti climatici.
L’emergenza ad Augusta: un mare di plastica Il dato più allarmante per il nostro territorio arriva dal Descrittore 10, quello relativo ai rifiuti marini. Le analisi sui microrifiuti sono drammatiche: nelle stazioni di monitoraggio di Augusta (così come a Mondello e alla Playa di Catania), le concentrazioni di microplastiche sono risultate fino a 100 volte superiori al valore soglia. Non si tratta solo di bottiglie o sacchetti galleggianti, ma di particelle invisibili che sono ormai parte integrante dell’acqua in cui facciamo il bagno e in cui vivono i pesci che mangiamo. Tutte le spiagge monitorate sono state classificate in stato di “non Ges” (non buono stato ecologico).
Gli “alieni” nel Porto di Siracusa L’altro fronte caldo è quello della biodiversità. I porti sono le porte d’ingresso per le cosiddette specie non indigene (NIS), organismi trasportati dalle navi che colonizzano i nostri mari. Se a Catania sono state individuate due nuove specie mai viste prima, nel porto di Siracusa la situazione si è stabilizzata, ma non in positivo: non ci sono nuovi ingressi, ma sono state ritrovate ben nove specie aliene già note. La conferma della loro presenza significa che questi organismi si sono ormai adattati perfettamente al nostro ambiente portuale, con rischi potenziali per l’equilibrio dell’ecosistema locale.
Pesce al mercurio e fondali arati A livello regionale, il report lancia l’allarme anche sulla salute della fauna ittica e dei fondali. I sedimenti marini sono carichi di metalli pesanti e le analisi sugli organismi marini (biota) hanno mostrato concentrazioni di mercurio preoccupanti, in alcuni casi (come una triglia a Termini Imerese) fino a 100 volte oltre il limite. Sotto accusa anche la pesca a strascico, che continua a “spianare” i fondali, distruggendo la complessità ecologica e lasciando dietro di sé un deserto abitato solo da specie resistenti, a discapito di quelle più vulnerabili.
Un report che suona come un ultimatum: senza un cambio di rotta, il mare di Siracusa e della Sicilia rischia il collasso irreversibile.










