Richiamo dell’Anticorruzione sulla gestione del servizio di emergenza: contestate 5 proroghe e il monopolio di fatto che dura da 12 anni. Nel mirino anche consulenze esterne costose
Una bocciatura sonora e senza appello quella che l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha rifilato alla Regione Siciliana sulla gestione dell’elisoccorso, un servizio vitale per le emergenze sanitarie che tocca da vicino anche la sicurezza dei cittadini della provincia di Siracusa.
L’Autorità ha rilevato “gravi profili di illegittimità”, puntando il dito contro una gestione definita approssimativa e segnata da “carenza di professionalità e competenze“. Al centro della contestazione c’è un sistema che, di fatto, ha garantito un monopolio durato 12 anni allo stesso operatore, con un costo per le casse pubbliche di 1,8 milioni di euro al mese.
Il monopolio e le proroghe a catena
La storia parte nel 2013, quando la gara fu vinta dalla Inaer Aviation (poi Babcock, oggi Avincis Aviation Italia). Dal 2021, alla scadenza del contratto, la Regione ha proceduto di anno in anno con proroghe continue, ben cinque quelle contestate dall’ANAC, violando secondo l’autorità il Codice degli appalti.
Il caos è esploso con i bandi del 2025 gestiti dal dipartimento Pianificazione Strategica dell’Assessorato alla Salute. Una gestione confusa: un bando ha ricevuto un’offerta, mentre quello più ricco (109 milioni per tre lotti, inclusi i collegamenti con le isole minori) è andato deserto.
Di fronte al flop, la Regione ha tentato la carta della “gara ponte”: 33 milioni di euro per soli 8 mesi, invitando a partecipare, guarda caso, soltanto il gestore uscente, Avincis Aviation Italia.
Consulenze d’oro e ultimatum
L’indagine dell’ANAC, scattata lo scorso luglio, ha scoperchiato anche un vaso di Pandora su consulenze esterne ritenute illegittime. Il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) ha affidato incarichi per 25mila euro alla società Geda e per 52mila euro all’avvocato Puntarello. Spese che, secondo l’Anticorruzione, non dovevano essere sostenute poiché la stazione appaltante avrebbe dovuto avere le competenze interne o rivolgersi alla Centrale Unica di Committenza.
Ora la Regione ha due mesi di tempo per mettersi in regola. Il suggerimento dell’ANAC è drastico: vista l’incapacità dimostrata, meglio aggregarsi ad altre Regioni o aderire a convenzioni attive per garantire un servizio trasparente ed efficiente.










