Gli esperti Portuesi e Virgilio spiegano come educare alle emozioni possa prevenire la violenza tra i giovani
La recente escalation di episodi di violenza giovanile solleva preoccupazioni tra gli esperti, che evidenziano il ruolo fondamentale della scuola come presidio emotivo e di prevenzione.
Secondo lo Psicologo-Pedagogista Fabio Portuesi, la violenza tra adolescenti è un fenomeno complesso, influenzato da disagio personale, dinamiche familiari, emarginazione sociale, abuso di tecnologia e carenza di modelli educativi positivi.
“Gestire la violenza giovanile richiede un sistema di prevenzione, intervento e recupero, con un forte coordinamento tra scuola, famiglia, istituzioni e società civile. Questi episodi drammatici ci parlano di una generazione che si sente sola, che fatica a gestire le proprie emozioni e che troppo spesso trova nella violenza l’unico linguaggio possibile. L’azione più efficace è anticipare il problema, dando ai ragazzi strumenti per gestire la propria emotività e costruire relazioni sane”, spiega Portuesi.
Competenze trasversali: una chiave per la prevenzione
A rafforzare questa visione è la Dott.ssa Paola Daniela Virgilio, vicepresidente nazionale dell’ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani) e impegnata presso l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia in una ricerca sulla costruzione delle competenze trasversali nelle scuole.
“Lavorare sulle competenze trasversali a scuola significa andare oltre la trasmissione di saperi: vuol dire accompagnare i ragazzi nella costruzione della propria identità, offrendo loro strumenti per comprendersi, relazionarsi, scegliere con consapevolezza e affrontare la complessità del mondo con intelligenza emotiva e responsabilità umana” afferma Virgilio.
E prosegue: “Pensiamo, ad esempio, alla capacità decisionale: quando un adolescente impara a valutare autonomamente pro e contro di una scelta. La flessibilità e adattabilità si manifestano ogni volta che uno studente riesce a riformulare un progetto di gruppo dopo un imprevisto, o accetta di collaborare con compagni diversi dai soliti. La responsabilità sociale, invece, si costruisce quando un ragazzo sceglie di non voltarsi dall’altra parte davanti a un atto di bullismo, o si assume la responsabilità delle proprie azioni anche quando è difficile farlo. Introdurre e coltivare queste competenze significa educare alla cittadinanza, alla convivenza, alla vita. Siamo sperimentando nelle scuole oltre trenta competenze trasversali”.
Scuola, famiglia e istituzioni: un’alleanza necessaria
Entrambi gli esperti concordano sull’importanza di un’azione integrata tra scuola, famiglia e istituzioni per contrastare il fenomeno della violenza giovanile. La prevenzione passa non solo attraverso progetti educativi mirati, ma anche attraverso una maggiore attenzione all’educazione emotiva e relazionale.
L’auspicio è che la scuola possa diventare sempre più un punto di riferimento stabile e sicuro, dove gli studenti possano apprendere non solo nozioni, ma anche competenze utili per la vita, contribuendo a una società più inclusiva e consapevole.