Nel giorno in cui si celebrava la Festa della Repubblica, un giovane studente universitario siracusano affida a una lettera aperta la sua amarezza e quella di molti suoi colleghi: la cronica carenza e la limitata accessibilità dell’unica aula studio comunale in città
Una questione che, soprattutto durante le sessioni d’esame, si trasforma in un ostacolo concreto per chi cerca un luogo adeguato per prepararsi.
La lettera, che pubblichiamo integralmente di seguito, è una riflessione lucida e un appello accorato alle istituzioni, affinché si investa concretamente sul futuro dei giovani, offrendo servizi essenziali come spazi pubblici dedicati allo studio, accessibili e funzionali.
Ecco il testo della lettera:
Oggi (ieri, NDR) è il 2 giugno, Festa della Repubblica. Sono rientrato a Siracusa per il fine settimana e come ogni giorno in questo periodo, mi sono svegliato presto con l’intenzione di continuare a studiare.
Ma, ancora una volta, ho dovuto constatare che a Siracusa l’aula studio comunale è chiusa. Mentre riprendo la strada verso casa penso al fatto che i miei compagni erano andati sicuramente tutti in aula come il giorno prima, che era domenica. Qui, l’accesso è limitato a tre giorni a settimana: lunedì, mercoledì e venerdì. Nessuna apertura nel weekend, niente orari serali, nessuna eccezione nei festivi. Eppure, il bisogno di un luogo silenzioso, accogliente, dignitoso dove poter studiare — soprattutto durante le sessioni d’esame — non si ferma davanti a un calendario.
Scrivo questa lettera per condividere un’esperienza personale, ma che so essere comune a tanti studenti come me: l’impossibilità di studiare, con costanza, in spazi pubblici nella propria città, proprio quando se ne avrebbe più bisogno. A La Spezia, 93.000 abitanti e un campus dell’università di Genova con tre facoltà, è la normalità avere 3 aule studio pubbliche aperte nello stesso momento (chiaramente esterne all’università). Qui, invece, sembra essere un lusso averne una aperta in maniera costante.
Credo che Siracusa possa e debba fare di più. Rendere accessibili questi spazi, ogni giorno, significherebbe offrire un servizio concreto a chi studia, a chi ha scelto di restare, e a chi sogna di tornare.
Perché sono anche questi i segnali che ci fanno capire quanto una città sia disposta a investire sui suoi giovani.
Con rispetto
Le parole di questo studente sollevano una questione importante per Siracusa, una città che, pur vantando un ricco patrimonio storico e culturale, deve confrontarsi con le esigenze di una popolazione giovane che chiede spazi e opportunità per crescere e formarsi. L’auspicio è che questo appello non cada nel vuoto e possa stimolare un dibattito costruttivo e, soprattutto, azioni concrete da parte dell’amministrazione comunale.