Un’esperienza immersiva nel conflitto madre-figlia tra due icone di Hollywood, raccontata dalla regista siciliana attraverso un musical che emoziona e spiazza il pubblico
Il travaglio non è solo quello tra una madre ed una figlia, e poi tra la figlia e se stessa. Diventa sofferenza per ogni spettatore, per tutti coloro che entrano in quel club di Berlino, con luci soffuse e ragazze bellissime, e finisco direttamente negli anni ’30. Un posto in cui fai parte del gioco, in cui vieni catapultato e poi assorbito, e non puoi esimerti dall’assillo atroce dell’immedesimazione. Un rapimento, un pezzo di vita degli altri che sei costretto a vivere.

Stupirsi per un lavoro di Gisella Calì, oramai una certezza nel panorama teatrale siciliano e nazionale, è quasi un ossimoro. Il pubblico, però, rimane comunque sbigottito.
Ti accolgono col cocktail (e proprio li lo spettacolo è già iniziato), poi viene sferrata la coltellata. Un’atmosfera ammaliante tra soubrette, cantanti, musicisti e ballerine che portano in scena un “Cabaret”, uno “spettacolo nello spettacolo”, quasi una patina dorata alla narrazione, di cui è indispensabile contorno: il dramma familiare e intimo, intrapersonale che spiazza e tormenta lo spettatore.
“Life is a Cabaret”, scritto e diretto dalla regista Gisella Calì (Rent, Colapesce, la leggenda sull’isola, Nomen omen/ Io Cassandra, 8 e mezzo se questo è un sogno, I promessi sposi, Di madre in figlia, La leggenda del fantasma dell’opera, Tango, Save the Cotton’s, il Palio dei Normanni) è un musical teatrale che racconta la storia, travagliata, appunto, di Liza Minnelli, famosissima cantante e attrice di origini siciliane (figlia del regista Vincente Minnelli), con la madre, la star di Hollywood, Judi Garland.
«Pensavo fosse giusto – ha raccontato Gisella Calì – da parte di una regista siciliana che fa musical, occuparsi di una grandissima star internazionale che ha sangue siciliano nelle sue vene. Quindi mi faceva piacere che fosse una compagnia di performer siciliani a mettere in scena, per la prima volta in Italia, un lavoro sulla vita di Liza». Una scenografia divergente: accoglie e coinvolge lo spettatore, che “siede al tavolo” con gli attori ma, allo stesso tempo, divide le protagoniste: Judy Garland e Liza Minnelli sono sedute davanti agli specchi illuminati dei loro camerini, una a destra e una sinistra. Divise, come lo sono state per tanto tempo nella loro vita.

«Il rapporto tra Judy Garland e Liza Minnelli – ha continuato la regista Gisella Calì – è un rapporto conflittuale, ovviamente esasperato, ma è un rapporto che si può ritrovare in tante altre situazioni familiari simili. Alla fine dello spettacolo, Liza afferma una frase molto importante, dice “io non mi ero accorta di quanto veramente amassi mia madre”, e credo sia importante capire quanto amore c’è sotto determinati conflitti familiari risolti o particolarmente dolorosi».
E quando Judi Garland muore, Liza dovrà fare i conti con ciò che resta: se stessa. Altro turbinio di emozioni, amarezze ma “the show must go on”: i musicisti continuano a suonare, le cantanti a intonare brani dell’epoca, i ballerini a danzare. Il finale è da pugno allo stomaco, poi cala il sipario, si spengono le luci. Applausi e lacrime.
Continuate a stupirvi, è Gisella Calì.
Un cast d’eccezione: Rossana Bonafede, interpreta magistralmente una Liza adulta, e la bravissima Giorgia Morana è la Minnelli da giovane. Laura Sfilio è Judi Garland, mentre Vicente Minnelli è Antonio Campanella. E poi Axel Torrisi, Alessandro Chiaramonte, Daniele Caruso, Mario Mannino, Barbara Cracchiolo, Giuliana Giammona, Irene Messina, Cristina Cuscani e Sofia Di Dio. Le scenografie sono di Rosario Di Paola, le coreografie di Barbara Cracchiolo. Arrangiamenti musicali di Marco Genovese, vocal coach Valeria Fisichella. Il direttore di palco Ettore Iurato, luci e suoni Marco Napoli. Il musical, prodotto da Fiat Lux 2.0, nel 2025 ha debutto allo al centro Zo di Catania venerdì scorso, e sabato è stato replicato al cineteatro Politeama di Pachino.