[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”La riforma degli enti del terzo settore “][vc_column_text]E’ tempo di Pasqua e non si può che parlare di solidarietà e del mondo che vi ruota intorno.
Le organizzazioni non profit (ONP) non sono nuove alla rendicontazione sociale. Negli ultimi anni, tuttavia, l’evoluzione dell’economia e dei modelli produttivi, l’emergere di nuovi bisogni, la crescita delle disuguaglianze e, soprattutto, lo sviluppo normativo scaturito da una riflessione durata diversi decenni, hanno contribuito ad attribuire a tali organizzazioni un ruolo di straordinaria rilevanza, nella prospettiva sia nazionale sia internazionale.
Il Gruppo di studio per il Bilancio Sociale (GBS) è un’associazione scientifica di carattere nazionale che può oggi contare su oltre cento soci, tra fondatori, sostenitori (tra cui il Consiglio nazionale dei commercialisti), Università ed Enti di ricerca, la cui missione principale è lo sviluppo e la promozione della ricerca sulla rendicontazione sociale, sugli strumenti e le prassi tramite i quali viene realizzata, sulle tematiche inerenti ai processi di gestione responsabile delle imprese, al fine di favorire la diffusione della responsabilità sociale nelle organizzazioni profit, non profit e pubbliche.
Coerentemente con la propria missione, in uno scenario in cui si assiste a una proliferazione di framework e linee guida non sempre tra loro allineati o complementari, il GBS opera, in particolare, nel solco del rigore metodologico e dell’impostazione scientifica, intercettando le nuove tendenze nel campo del social accounting e del non-financial reporting attraverso un processo di inclusione “di tipo istituzionale”, che volge sempre di più lo sguardo al mondo delle professioni.
Alla luce della riforma del Terzo settore, il cui impianto generale, delineato dal Codice del Terzo settore, si è “perfezionato”, sul fronte della rendicontazione sociale, con le disposizioni contenute nei due decreti attuativi riguardanti, rispettivamente, la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo Settore e i sistemi per la valutazione dell’impatto sociale degli stessi, è stato osservato sotto una nuova lente la realtà del non profit e attualizzare le proprie riflessioni in materia di rendicontazione delle Organizzazione Non Profit contenute nei propri standard e documenti di ricerca degli ultimi venti anni.
In questo scenario, il Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale ha pubblicato uno studio con l’obiettivo di delineare un confronto tra l’evoluzione normativa e lo stato dell’arte della rendicontazione sociale nel non profit e fornire indicazioni operative agli enti del terzo settore per una efficace applicazione delle Linee guida ministeriali sulla rendicontazione sociale elaborate nell’ambito della Riforma.
Da tale angolazione, tanto sul piano concettuale quanto su quello applicativo, si evidenzia come la trattazione di diversi concetti, oltre a “spingere” verso talune precisazioni sul processo di costruzione del bilancio sociale, conduce all’esigenza di una riflessione sulla concezione/definizione di accountability per le Organizzazioni Non Profit, dove il compito di pianificare e realizzare le specifiche attività istituzionali, e poi di descriverne/rendicontarne gli esiti, si sviluppi come un processo partecipato con crescente consapevolezza dai diversi protagonisti, obiettivo, peraltro, espressamente richiamato dalla Riforma: in altri termini, nelle ONP – ancor più che nelle altre forme di impresa e organizzazione – la “partecipazione dialettica” degli stakeholder deve ricoprire in varie fasi del processo, un ruolo attivo e necessario, ruolo che nelle specifiche disposizioni inerenti la rendicontazione sociale (e complessivamente nell’impianto normativo della riforma) non risulta sufficientemente evidenziato: nelle ONP gli stakeholder devono avere un ruolo attivo fin dalla fase di definizione delle strategie e di verifica della loro attuazione.
In un contesto in cui i confini tra profit e non profit appaiono mobili, o quantomeno incerti, emerge una domanda che è opportuno porre nella prospettiva della rendicontazione sociale: quale è il tratto comune, cioè quello generico, della rendicontazione sociale, valido per ogni forma di impresa, e quale è il tratto singolare, cioè quello specifico, della rendicontazione sociale, valido (solo) per il settore non profit?
Le indicazioni operative proposte nella seconda parte del documento possono essere di comune necessità o a vantaggio per l’intero genere – dunque sia per le imprese for profit che per le organizzazioni non profit –, ma questo non deve trarre in inganno: il GBS ha inteso sottolineare ciò che considera necessario oggi per la specie non profit,ovvero elementi e argomenti da rendere più forti, evidenti, debitamente considerati necessari come invece spesso, oggi, non sono.
Nelle indicazioni operative è contenuta quindi una visione: quella di un settore non profit in grado, sempre più, di concorrere all’interesse collettivo, di migliorare la propria efficienza, di eliminare alcune tipologie di rischio che la particolare natura delle organizzazioni non profit (in qualche misura) alimenta; quella di un settore più aperto di quanto già non sia, idoneo, sempre più, a combattere una doppia tendenza: la chiusura nel proprio “fortino morale” da un lato, la deferenza nei confronti degli altri tipi d’impresa dall’altro.
[/vc_column_text][vc_text_separator title=”Rubrica a cura dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Siracusa”][/vc_column][/vc_row]