Aggiornato al 25/12/2020 - 20:18

Quanta CO2 consuma il WEB?

condividi news

La transizione ecologica passa inevitabilmente dalla riduzione di CO2 (anidride carbonica), dal progressivo abbandono delle fonti fossili (petrolio in testa) per la produzione di energia e di conseguenza al passaggio alla produzione di energia da fonti rinnovabili (solare, eolico).

Ma la produzione di energia verde da sola non basta, per rendere perfetto un ciclo virtuoso occorre ridurre i consumi.

Vi siete mai posti il problema di quanta energia consuma il vostro computer, di quanta energia ci vuole per mandare una mail o un messaggio Whatsapp.

Sembra tutto così leggero così impalpabile, ma dietro l’invio di un messaggio c’è un elaborazione di dati, ci sono degli algoritmi che vanno calcolati, banalmente potremmo verificarlo dal consumo della batteria del cellulare, ma ragionando in maniera macroscopica, il nostro messaggio Whatsapp fa praticamente il giro del mondo per essere elaborato con ulteriore consumo di energia.

Dobbiamo comprendere che tutto quello che facciamo online ha una sua conseguenza in termini produzione di CO2.

La Bbc stima che l’invio di un messaggio tramite un’app di messaggistica come WhatsApp o Facebook Messenger produrrebbe una quantità di carbonio leggermente inferiore all’invio di una mail che è di quattro grammi. Parliamo di una media, perché molto dipende dipendere da quel che si invia: gif, emoji e immagini hanno un’impronta maggiore rispetto al testo e la differenza è sensibile. Se si allega una foto si arriva infatti a 50 grammi.

Per assurdo scegliere di inviare un sms è forse la via più rispettosa dell’ambiente per rimanere in contatto con gli altri, ogni messaggio genera solo 0,014 grammi di CO2.

La tecnologia sempre più rivolta verso l’intelligenza artificiale sta ponendo le basi per un futuro più ecosostenibile dei nostri computer.

 

 

 

Infatti è calcolato che grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale si sono abbattuti del 30% i consumi di un colosso come Google ottimizzando i tempi di elaborazione dei dati concentrandoli in periodi del giorno in cui l’energia viene fornita da fonti rinnovabili.

Inoltre i nuovi microprocessori, il cuore pulsante dei computer, negli ultimi 5 anni hanno fatto passi da gigante nel controllare il consumo di energia dei PC, facendo registrare una riduzione dell’80% del tempo medio di calcolo per svolgere un determinato compito, ottenendo una riduzione dell’84 per cento del consumo di energia.

Il Web, fra gadget hi-tech, server e algoritmi, entra a pieno titolo nella classifica dei Paesi più importanti in fatto di CO2. Ne produrrebbe circa un miliardo e 850 milioni di tonnellate cubiche all’anno. Significa 400 grammi per ogni utente di Internet.

Volendolo inserire nella graduatoria elaborata dal Global Carbon Project, il Paese del digitale si piazzerebbe al quarto posto dopo Cina, Stati Uniti e appunto India stando alle stime.

Qualche giorno fa è stato presentato un progetto open-source “The CodeCarbon Project” nato dalla collaborazione tra Mila, leader mondiale nella ricerca sull’intelligenza artificiale fondata dal ricercatore canadese ed esperto di intelligenza artificiale, Yoshua Bengio, vincitore del prestigioso Premio Turing nel 2018,  il Bcg Gamma, l’Haverford College e Comet.

Il progetto CodeCarbon offre uno strumento per aiutare gli sviluppatori a stimare le emissioni di CO2 dei loro algoritmi, con l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio del computer nell’effettuare le operazioni di calcolo.

Anche il WEB alla fine si dovrà adeguare alle esigenze del nostro pianeta e dovrà tingersi di verde.

Primo Piano

ULTIMA ORA

CULTURA

EVENTI

invia segnalazioni