Il giornalista portopalese presenta la sua ventiduesima pubblicazione con storie tra Portopalo, Siracusa e Capo Passero
“Memorie. Storie dal sudest siciliano”. E’ il nuovo libro di Sergio Taccone, giornalista e scrittore portopalese, alla sua ventiduesima pubblicazione. Un’antologia di racconti brevi (33) aventi come scenario l’estremità sudorientale della Sicilia. Pagine tra storia e cronaca, non tralasciando i “cuentos” calcistici, florilegio al futbol di provincia e non solo. Racconti di sommergibili (il Veniero e il Michele Bianchi) e soldati, di spie, sbarchi, approdi, imposture e sacrari dimenticati. Un filo narrativo che parte dal pirata Ucciali, l’eroe di Lepanto, scacciato da Capo Passero, citato anche da Cervantes nel Don Chisciotte.
Ulisse, approdato all’estremità sudest della Trinacria per innalzare un tempio alla dea Ecate, qui consacrò un sepolcro ad Ecuba, secondo quanto riportato dal poeta Licofrone di Calcide (IV-III sec. a.C.). Tra le pagine del libro di Taccone passano Luigi Sturzo (che avviò l’iter di autonomia amministrativa portopalese nei primi anni venti) e Karol Wojtyla, allora vescovo ausiliare di Cracovia, giunto all’Isola di Capo Passero nel 1959. C’è il ricordo dell’arrivo a Portopalo di Piersanti Mattarella (giugno ‘79), Pier Paolo Pasolini (estate 1959) e Mario Soldati (1968). Taccone guarda anche a Siracusa, con un omaggio a Salvo Randone, alla tappa nella città archimedea di Luigi Vittorio Bertarelli e alle gare nel circuito automobilistico aretuseo.
Nella sezione interviste ci sono Darwin Pastorin (tra le più grandi firme del giornalismo italiano, molto legato a Portopalo), Elio Gervasi e il ciclista avolese Carmelo Barone, professionista tra il ‘77 e il 1984. Come ha scritto il giornalista e saggista Vincenzo Grienti nella prefazione al libro, “Taccone in questo piacevole e puntuale pamphlet, ricalca perfettamente l’essenza del giornalismo: fotografare la cronaca per narrare la storia. Ed e a questo punto che il sudest siciliano, luogo in cui sono state raccolte queste storie, da luogo geografico ben circoscritto diventa spazio di espressione in cui l’autore riesce a tradurre l’intraducibile, per dirla alla Paul Ricoeur”.