[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ruggero Razza: “Digitalizzazione sanità importantissima per cambiare i processi di organizzazione”
Presente all’iniziativa anche la casa di cura Villa Azzurra, con la direttrice amministrativa della struttura sanitaria, Francesca Caramma che commenta così:” La trasformazione digitale della sanità conferma lo sviluppo di un territorio, il valore del sistema sanitario, i driver di cambiamento della sanità e le prospettive future, per una crescita e uno sviluppo sostenibile sempre più concreto”[/vc_column_text][vc_video link=”https://www.youtube.com/watch?v=F7qmTDe7F40&t=6s”][vc_column_text]Per Valerio De Molli, Ceo di Ambrosetti:”Nell’ambito della Missione 6 “Salute” del PNRR, oggi la Sicilia è la terza Regione italiana per allocazione dei
primi 8 miliardi di euro distribuiti dal Ministero della Salute ai territori (circa 800 milioni), con il maggior numero di risorse destinate alle Case della comunità (217,0 milioni di euro), Digitalizzazione (139,9 milioni di euro) e la sicurezza degli ospedali (139,8 milioni di euro).
Durante i lavori è stato presentato il Paper di The European House – Ambrosetti “Digital Health 2030: verso una sanità data-driven” che riporta non solo i numeri chiave della digitalizzazione dell’Italia, vista anche nel quadro europeo, ma descrive i percorsi seguiti da alcuni Paesi leader nella sanità digitale. Nel Paper, in particolare, sono riportati i numeri chiave della sanità siciliana in tema di risorse e infrastrutture fisiche e digitali. Va chiarito, infatti, che in questi anni l’Isola ha avviato – ed in parte completato – un profondo processo di rinnovamento investendo in edilizia sanitaria, con il recupero di alcune strutture e la realizzazione di nuovi ospedali, in tecnologie medicali, digitalizzazione del sistema e ricerca.
Tra i segnali positivi, la crescente disponibilità di capitale umano qualificato, con un incremento dei laureati STEM (negli ultimi 10 anni i laureati in medicina hanno registrato un +90% rispetto al +70% della media nazionale) e il rientro di “cervelli” siciliani. L’investimento sul personale del SSR ha visto negli ultimi 4 anni l’assunzione con un contratto a tempo indeterminato di oltre 15.000 professionisti (tra medici, infermieri e tecnici sanitari) a cui si sono aggiunte circa 10.000 unità per far fronte all’emergenza pandemica. Resta comunque centrale la necessità di rivedere i criteri di accesso alle Facoltà di Medicina e alle Scuole di specializzazione per colmare un gap strutturale che riguarda tutto il Paese e diventa particolarmente ambiziosa l’idea promossa di rendere la Sicilia un Hub di riferimento per la formazione in ambito medico e sanitario anche verso i Paesi del Mediterraneo.”
Cari amici, cari colleghi, sono contenta e onorata di essere con voi in apertura di questa importante iniziativa, e ringrazio davvero il dott. De Molli e l’European House Ambrosetti per l’opportunità di partecipare in video-collegamento. Lo afferma il ministro per il Sud Mara Carfagna
Gli organizzatori mi hanno chiesto di introdurre il vostro incontro, dedicato a sanità e digitale, con un intervento che dia un’inquadratura generale della visione “Verso Sud” del governo. Voglio cominciare raccontandovi gli ultimi due risultati che questa visione ha prodotto, due novità che riguardano anche la vostra bellissima Isola.
Il primo è la proroga della decontribuzione sulle assunzioni al Sud, un grande successo ottenuto in Europa dopo una mediazione durata mesi.
Non era scontato, non è stato facile.
Ad aiutarci è stata, oltre all’attivismo della “squadra Italia” e in particolare del sottosegretario Vincenzo Amendola, la credibilità europea delle misure che abbiamo varato (con il Pnrr e gli altri strumenti) per sostenere lo sviluppo del Sud e, soprattutto, per ridurre gli intollerabili divari nelle infrastrutture, nei servizi, nelle opportunità.
L’Europa si è convinta che stavolta facciamo sul serio.
E questa nuova reputazione di serietà, conquistata nell’arco dell’ultimo anno e mezzo, può costituire davvero un “asso nella manica” se sapremo confermarla, giorno dopo giorno, anche in futuro.
La seconda buona notizia riguarda l’avvio operativo delle prime quattro Zone Economiche speciali, tra le quali la Zes della Sicilia orientale e quella della Sicilia occidentale, oltre a Campania e Abruzzo. Poche ore dopo l’apertura dei 4 “sportelli digitali” che consentono di caricare la richiesta di autorizzazione unica per insediarsi nelle Zes, erano già state presentate una ventina di domande del settore agroalimentare, manifatturiero, logistico.
E’ un’ottima partenza, è il segnale che c’è interesse delle aziende e degli investitori.
Insomma, cominciamo a cogliere i risultati della “scommessa” che abbiamo fatto sulla riforma delle Zes e sui consistenti investimenti – oltre 600 milioni di euro – per la loro infrastrutturazione. E colgo l’occasione per ringraziare Alessandro Di Graziano e Carlo Amenta, i due Commissari Zes siciliani, per l’impegno e la velocità con cui, in pochissimi mesi, hanno attivato gli strumenti previsti dalla riforma.
Ovviamente, il processo attivato dal “Capitolo Sud” del Piano nazionale di ripresa è molto più ampio e complesso. Lo abbiamo varato con due precisi obbiettivi: “rimettere sui binari” lo sviluppo complessivo del Paese e avviare una robusta azione di riduzione dei divari tra zone forti e deboli, Nord e Sud, aree metropolitane e aree interne.
E, su questa strada, è importante per me segnalare in ogni intervento, in ogni convegno a cui prendo parte, le caratteristiche del nuovo approccio con cui questo governo ha affrontato una questione vecchia quanto l’Italia, la cosiddetta questione meridionale.
Per la prima volta il tema dei divari territoriali è stato posto non come rivendicazione di una parte del Paese contro l’altra ma come urgenza nazionale, come “questione italiana”, da risolvere per far crescere l’intero Paese, scartando una volta per tutte il modello della “locomotiva”, dove poche regioni trainano e le altre vanno a rimorchio.
Per la prima volta abbiamo quantificato, messo in evidenza e vincolato al Sud una quota specifica degli investimenti a disposizione nel PNRR, il 40 per cento del totale, oltre 80 miliardi di euro. Non sono cifre scritte sulla carta ma cantieri già aperti, come quelli dell’alta velocità ferroviaria Napoli – Bari e Palermo – Messina – Catania, il nodo di Bari Sud, l’importante intervento nel porto di Gioia Tauro, o cantieri che saranno avviati nei prossimi mesi come gli investimenti nell’infrastrutturazione delle Zes o la costruzione di migliaia di scuole e asili per cui abbiamo già ripartito i fondi.12:03
Per la prima volta abbiamo un grande piano infrastrutturale per cancellare l’isolamento “fisico” che ha condannato il Sud all’arretratezza, e per portare ovunque modernità, per portare ovunque collegamenti (fisici e digitali).
Finanziamo ferrovie, reti idriche, porti, connessioni logistiche, banda larga.
Investiamo nella creazione di decine di ecosistemi dell’innovazione, luoghi di ricerca e trasferimento tecnologico tra università e imprese.
Sosteniamo la competitività e l’internazionalizzazione delle imprese.
Irrobustiamo la sanità del Sud, il suo sistema di istruzione, digitalizziamo la sua pubblica amministrazione.
Favoriamo la transizione ecologica ed energetica.
Finanziamo, grazie a un uso intelligente dei Fondi di Coesione, anche interventi che il Pnrr non poteva sostenere, come la viabilità stradale e gli aeroporti.
Per la prima volta abbiamo cancellato in alcuni ambiti l’odioso principio della “spesa storica” che generava, anno dopo anno, discriminazione e diseguaglianza. Un principio per cui, per esempio, un comune come Giugliano, con 120mila abitanti, aveva – fino a ieri – le risorse per un solo asilo nido e un solo assistente sociale, mentre una città lombarda delle stesse dimensioni di Giugliano – Monza – ha le risorse per 8 asili nido comunali e 32 assistenti sociali.
Bene, grazie all’approvazione e al finanziamento del Livello Essenziale di Prestazioni per Nidi e assistenti sociali – che è il livello minimo di assistenza che ogni Comune deve garantire – da qui al 2027 Giugliano avrà le risorse per assumere 15 assistenti sociali e potrà aprire gli stessi nidi di Monza. Solo quest’anno, il Comune godrà di circa 800mila euro di risorse in più rispetto allo scorso anno e potrà così servire 105 bambini e non i soli 20 dello scorso anno.
Lo stesso accadrà a Palermo, Reggio Calabria, Potenza, ma anche nei centri più piccoli, nelle aree interne e in qualsiasi comune del Sud.
Ma abbiamo dato un nuovo corso anche ai progetti della Strategia Aree Interne, in alcuni casi fermi da anni. In meno di un anno tutti e 72 gli Accordi di Programma previsti sono stati sottoscritti e i finanziamenti assegnati.
Non solo. Attendiamo a breve il definitivo via libera del Cipess alla costituzione della 73esima area interna, quella delle Isole Minori, un’altra novità che interessa direttamente la Sicilia: aiuterà infatti Lampedusa, Linosa, le Eolie e le Egadi a combattere il rischio di spopolamento e a finanziare servizi e recupero del territorio.
In conclusione.
Nella nostra visione il Sud non è più il problema, la zavorra del Paese, ma può essere la risposta alla necessità di uno sviluppo più rapido e di un rafforzamento complessivo del “sistema Italia”. E il Capitolo Sud del PNRR si qualifica non solo come un formidabile strumento per la coesione – per “accorciare le distanze” – ma come un vero e proprio strumento di politica sociale, industriale, amministrativa.
Disegnarlo e metterlo in moto è stato ed è il compito del Governo Draghi. Completarlo sarà la responsabilità principale del prossimo Governo e della prossima legislatura.
I partiti, tutti, che aspirano a guidare il Paese dovranno esprimersi con chiarezza su questo punto, perché – come tutti sappiamo – se la continuità del Piano si interrompe, se il programma di riforme non viene rispettato, se i cantieri non aprono, gli investimenti europei saranno persi. E con essi sarà persa un’occasione irripetibile per il Mezzogiorno: non possiamo permettercelo.
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