[vc_row][vc_column][vc_video link=”https://youtu.be/tTCdi65QbEo”][vc_column_text]E’ del 1937 questa song, fu scritta dal mitico Cesare Andrea Bixio (autore, per dire, di Solo per te Lucia, Parlami d’amore Mariù, Violino tzigano, Il tango delle capinere, Mamma, Canta se la vuoi cantar) per la colonna sonora di un film che ci chiamava, appunto, “Vivere” e cantata in origine da uno dei più grandi tenori del ‘900, Tito Schipa.
Era ed è una canzone anticonformista in un mondo musicale dove le song parlano sempre di amori tormentati, qualche volta amori sbocciati, sovente amore finiti, e se sono finiti finiscono con tormento e vi risparmio la compilation dei titoli in materia.
Questa invece è un inno gioioso alla fine di un amore, un uomo s’inebria del fatto di essere stato lasciato – vivere senza malinconia, senza più gelosia, senza rimpianti senza mai più conoscere cos’è l’amore – e ringrazia chi gli ha portato via la (ex) amata. E’ un inno spensierato alla libertà che doveva essere abbastanza audace all’epoca. Ma dovremo aspettare una trentina d’anni per avere un pezzo in qualche modo speculare con protagonista una donna, “Lu primmo ammore” di Tony Santagata che diventò mantra femminista nella ironicissima interpretazione di Ombretta Colli.
“Vivere” è una grandissima song e a farla conoscere a chi, come me, nel ’37 non era ancora appassionato di musica (anzi non era a basta) ci pensò l’immenso Enzo Jannacci che la rilanciò nel ’76 dandone un nuovo grande successo con una versione stralunata che aveva la sua perla nel ritornello che invece di “perché la vita è bella e la voglio vivere sempre più”
diventò “perché la vita è bella e la voglio vivere sensa tu”, che in questa versione si apriva a interpretazioni varie e licenziose.
Avevo 19 anni nel ’76 e “sensatu” si correvano rischi seri con le ragazze.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]