Aggiornato al 20/04/2024 - 14:06
L'intervista

Salute, la “Chirurgia Gentile” per la diastasi dei muscoli retti dell’addome

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Il poliambulatorio presso Casa di Cura Villa Azzurra a Siracusa continua ad essere sede privilegiata per affrontare importanti tematiche legate alla salute

Continuando ad approfondire in particolare le problematiche legate alle patologie della  parete addominale, abbiamo incontrato nuovamente la Prof. Giovanna Brancato, luminare della chirurgia addominale nonché professore Associato di Chirurgia Generale della Facoltà di Medicina presso l’Università degli Studi di Catania. “Una delle condizioni di più frequente riscontro – ci dice – è rappresentata dalla “diastasi dei muscoli retti”.

La Diastasi dei Retti  dell’addome implica la separazione dei Muscoli Retti come risultato della perdita di tono della muscolatura addominale.  La presenza di un rigonfiamento in corrispondenza della regione epigastrica, può talvolta simulare un’ernia della linea alba. Il GAP è maggiore rispetto alla normale distanza tra i ventri muscolari e si può apprezzare clinicamente dalla regione epigastrica alla regione sottombelicale, comprendendo talvolta anche l’ombelico.

Tra i fattori che predispongono a questo difetto troviamo al primo posto la gravidanza, soprattutto nelle donne pluripare o dopo parti gemellari, quando il feto è in sovrappeso, oppure nelle donne che hanno avuto la prima gravidanza in età avanzata.

Secondo uno studio recente, la diastasi dei retti interessa il 60% delle donne alla 21° settimana di gravidanza, e persiste nel 31,2% delle donne ad un anno dal parto. Si tratta quindi di un problema comune, che può influire profondamente sul benessere delle donne che ne soffrono. In linea generale, la diastasi addominale è una condizione temporanea che si risolve spontaneamente in un periodo compreso trai i tre e i sei mesi dal parto. La persistenza del difetto successiva ai sei mesi, deve essere considerata una condizione patologica.

Diastasi post-gravidica

 

Altri fattori propri ad entrambi i sessi, ma soprattutto per l’uomo,  sono l’obesità, gli sforzi fisici, le malattie polmonari croniche, traumi e infine la progressiva diminuzione del tono muscolare che si osserva con l’avanzare dell’età.

Durante la gravidanza i tutti i muscoli dell’addome, e tra essi soprattutto i muscoli retti, si allungano e si dislocano lateralmente inducendo una riduzione della capacità contrattile dei muscoli associata ad iperlordosi della colonna vertebrale. In circa un terzo delle donne ad un anno dal parto, queste modifiche persistono in maniera significativa: ciò provoca una profonda ed irreversibile compromissione delle capacità di contrazione fisiologica dei muscoli della parete addominale, un deficit del cosiddetto “torchio addominale”, con conseguenze di natura funzionale, posturale ed estetica, che ne derivano:

  • rachialgia dorso-lombare
  • stipsi
  • dolore durante gli sforzi fisici e l’attività sportiva effettuata con l’ausilio di pesi
  • disturbi digestivi
  • talvolta  dolori durante i rapporti sessuali

e, nei casi più gravi

  • ipomobilità del diaframma con riduzione della capacità respiratoria
  • instabilità del bacino
  • incontinenza urinaria, che può insorgere anche durante uno starnuto o un colpo di tosse.

L’addome subisce delle importanti modificazioni morfologiche, mostrando un visibile rilievo antiestetico proprio in corrispondenza della diastasi e tendendo a gonfiarsi notevolmente durante il giorno soprattutto nel periodo post-prandiale.

Per la diagnosi è fondamentale un accurato esame clinico, eseguito da uno Specialista esperto in Chirurgia Riparativa della Parete Addominale, che possa valutare il grado di diastasi in maniera scrupolosa, qualora vi fossero le indicazioni all’intervento chirurgico, ci si può avvalere, a seconda dei casi, di esami radiologici, quali l’ecografia e la TAC dinamica, ossia una TAC eseguita senza mezzo di contrasto, durante la quale il paziente viene invitato ad eseguire delle manovre contrattili che evidenziano in maniera inconfutabile, indipendentemente dall’esperienza dell’operatore che la realizza, sia la diastasi dei muscoli retti che eventuali piccole ernie, che risulterebbero altrimenti misconosciute, consentendo di misurarne i diametri in maniera precisa. L’approccio terapeutico alla diastasi dei muscoli retti dell’addome, come dimostrano i dati della letteratura, è stato sempre molto versatile sia in chirurgia open che laparoscopica, tecniche entrambe non certo prive di complicanze talvolta anche rilevanti, quali gli ematomi, le necrosi cutanee, le infezioni, le deiscenze della sutura ed il dolore post-operatorio, nonchè un tasso di recidive pressochè sovrapponibile e assolutamente inaccettabile, che si attesta  per entrambe le metodiche, nei follow up a lungo termine intorno al 40% (F. Hickey et al.,Hernia 2011).

Da alcuni anni per risolvere al meglio il problema della diastasi, è possibile effettuare un nuovo intervento minimamente invasivo la “riparazione endoscopica pre-aponeurotica (REPA)”, tecnica messa a punto dal Dr. Derlin Juares Muas, noto chirurgo della parete addominale argentino, che noi abbiamo adottato da qualche tempo con successo, i primi Sicilia e in generale nel Meridione d’Italia. In questo intervento, attraverso tre piccole incisioni (due da 10 mm circa ed una da 5 mm circa) al di sopra del pube si suturano le fasce dei muscoli retti addominali, ricostruendo la linea alba e riparando la diastasi, e si stabilizza e rinforza tale riparazione mediante il posizionamento di una rete ultraleggera , che riduce sensibilmente il rischio di recidiva. Questo intervento, dai risultati davvero eccellenti sia sotto il profilo estetico (assenza di cicatrici deturpanti) che funzionale, è molto popolare nei Paesi Iberoamericani (Spagna e Paesi dell’America Latina), e sta cominciando a diffondersi anche in Europa.

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