Aggiornato al 05/10/2024 - 11:11
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Stop al depuratore di Priolo: il Tribunale del riesame di Roma deciderà il futuro dell’area industriale

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La prossima settimana il Tribunale del Riesame esaminerà il ricorso della Regione Siciliana contro il sequestro del depuratore del petrolchimico di Priolo, un impianto essenziale per le attività produttive ma al centro di gravi questioni ambientali

Tra il 7 e il 9 ottobre al tribunale del Riesame di Roma verrà trattato il ricorso della Regione siciliana e del governo avverso al provvedimento di sequestro del depuratore del petrolchimico di Priolo, una vicenda che si trascina da anni e che adesso giunge a un punto in cui si decideranno le sorti produttive di numerose aziende che ruotano all’interno della gigantesca area delle raffinerie. Area che ha assolutamente bisogno di un depuratore per smaltire le innumerevoli scorie prodotte che però sono al centro di un gravissimo problema di inquinamento.

Se il Tribunale dovesse accogliere il ricorso del governo, allora il provvedimento del gip di Siracusa Andrea Palmeri verrà stoppato e tutto procederà nel solco del presunto inquinamento sino a quando le aziende si doteranno di depuratori propri, cosa che al momento non è affatto dietro l’angolo. Sembra che per vedere ultimato e collaudato il primo depuratore privato se ne parlerà non prima della metà del 2025.

Una delle domande chiave in questa vicenda è perché la decisione sul depuratore venga presa dal Riesame di Roma e non dai giudici di Siracusa. Questa possibilità sarebbe stata inclusa nel decreto emesso dal Tribunale di Siracusa, ma suscita critiche da parte degli ambientalisti locali, che temono che giudici lontani dal contesto territoriale possano non considerare adeguatamente l’impatto ambientale sulla zona. La questione ricorda, in parte, la vicenda giudiziaria dell’Ilva di Taranto, pur con le dovute differenze.

Lo stop al depuratore di Priolo avrebbe gravi conseguenze per l’intero comparto produttivo della zona industriale, con forti ripercussioni occupazionali. I sindacati, in particolare Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltech Uil, sono tornati a farsi sentire, sottolineando l’importanza del depuratore IAS per la salvaguardia ambientale e per evitare il blocco delle attività industriali. Senza un’alternativa immediata, molte aziende sarebbero costrette a fermare la produzione.

Il provvedimento di stop, emesso lo scorso luglio dal Gip Palmeri, è basato su gravi preoccupazioni ambientali legate agli scarichi industriali nel mare, che rappresentano un rischio per l’ecosistema e la salute dei cittadini. I periti del tribunale hanno infatti rilevato un elevato tasso di inquinamento derivante dai reflui. Le aziende avrebbero dovuto avviare un piano per sospendere l’invio di scorie al depuratore, ma al momento tale programma non è stato rispettato, in attesa del verdetto del Riesame.

Questa situazione, che risale al primo sequestro dell’impianto nel giugno 2022 nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale, è stata ulteriormente complicata dall’intervento del governo nazionale, che con il ministro Adolfo Urso aveva varato il cosiddetto “decreto salva Isab” per mantenere in funzione l’impianto. Tuttavia, la Corte costituzionale ha giudicato non idonei i decreti governativi, poiché consentivano emissioni oltre i limiti consentiti dalla legge, senza un termine preciso per l’adeguamento degli impianti.

Nel frattempo, le grandi raffinerie dell’area stanno realizzando depuratori propri, che entreranno in funzione nel 2025, liberandosi dalla necessità di utilizzare il depuratore di Priolo. Questo, senza un nuovo utilizzo, rischia di diventare inutilizzabile. È stato ipotizzato che possa essere riconvertito per smaltire i reflui urbani di Siracusa e Augusta.

Legambiente, sia a livello nazionale che regionale, ha recentemente ribadito che il provvedimento del Gip era prevedibile, definendo il decreto interministeriale troppo sbilanciato a favore delle industrie. Gli ambientalisti chiedono al governo di intervenire per tutelare la salute pubblica e avviare un processo di conversione ecologica per l’area industriale.

Fonte Quotidiano di Sicilia

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