Non sparate sulla croce rossa

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di Emiliano Colomasi

Lo sanno anche i bambini che è fin troppo semplice sparare sulla croce rossa, e non intesa come associazione di volontariato, ma proprio come sistema organizzativo generale, come piano di vaccinazione in provincia di Siracusa. 

Nelle ultime 48 ore, chiunque dotato di un po’ di confidenza con la scrittura e con i media ha espresso il proprio pensiero. Politici, politicanti, sindacati, perdigiorno, problem solver a cottimo, associazioni vere, associazioni farlocche, insomma tutti. Tutti a dire la loro, a indignarsi, a schierarsi dalla parte dei poveri utenti, degli anziani, di quelli con le patologie gravi, costretti sotto la pioggia ad aspettare un turno di vaccinazione che non arriva mai. Come dargli torto? Chi non si indignerebbe per cose di questo genere? Bisognerebbe avere un bidone dell’immondizia al posto del cuore (Gigi Buffon docet). Il problema è che questo modo di vedere le cose lascia immaginare che da qualche altra parte ci sia qualcuno che invece dei poveri utenti se ne sta fregando, che detesta gli anziani e che quelli con le patologie gravi nemmeno li prende in considerazione. Insomma, una visione alquanto semplicistica.

Così, sono andato a vedere con i miei occhi cosa succede fuori dall’Hub vaccinale di via Nino Bixio a Siracusa e ho potuto constatare che sebbene la situazione non sia come quella dei giorni passati, la coda c’è e anche qualche assembramento di troppo. Ma ho anche visto che i soggetti in campo (Asp, Protezione Civile regionale e comunale, Comune di Siracusa) con tutti i loro limiti, stanno lottando con ogni forza nel tentativo di correggere, giorno dopo giorno, gli errori che sono stati commessi per inesperienza, inadeguatezza o supponenza, questo francamente, non ha importanza. Del resto, una certa disorganizzazione era fisiologica, soprattutto perché quando si mette a regime una macchina complessa come questa, gli intoppi sono inevitabili. Ma dove pensavamo di vivere a Düsseldorf, a Tromsø, a Copenaghen? Che poi anche lì, di questi tempi, hanno i loro problemi.

Era davvero possibile credere che improvvisamente, in una situazione di emergenza e confusione come questa, con i casini dei vaccini ritirati, i passi indietro dei governi, l’Unione Europea che tentenna, le paure delle persone, le comunicazioni ballerine delle case farmaceutiche e tutto il resto, improvvisamente ogni cosa si sarebbe messa a girare come un meccanismo perfettamente oliato? Su, non prendiamoci in giro.

Se la piattaforma di prenotazione schedula in automatico 150 persone tra le 9:00 e le 10:00 di mattina e l’hub vaccinale è capace di gestirne 70 l’ora, il caos è inevitabile. Se ogni utente si porta con sé uno o più componenti della famiglia per sostegno morale, quelle 150 persone diventano 250, se quelli prenotati nelle fasce orarie successive decidono di infischiarsene dell’invito a presentarsi 15/20 minuti prima e si piazzano in coda alle 9:00, con i parenti a seguito, quelle 250 persone diventano 500. 

È vero, la pioggia degli ultimi giorni ha colto tutti di sorpresa e nessuno dei cervelloni che gestisce la situazione l’aveva messa in conto. Che dire: “Shame on you!”. Ma è anche vero che immediatamente sono stati montati quei gazebo tipo “mercatino biologico” dove le persone hanno trovato riparo. Ed è anche vero che i gazebo non possono essere infiniti e moltiplicarsi tra le strade della città come un gigantesco serpentone.

Hanno previsto il parcheggio gratuito per l’utenza, hanno posizionato le sedie per gli anziani in attesa, ovviamente è un numero limitato, non ci possono essere 500 sedie, sta al buon cuore della gente decidere chi ne ha più bisogno. Ci sono le sedie a rotelle spinte da volontari per chi ha problemi di deambulazione, hanno installato l’illuminazione serale, hanno creato una doppia fila per dividere gli ingressi in funzione dell’orario di prenotazione, hanno posizionato i gruppi elettrogeni che alimentano delle stufe e da stasera dovrebbe essere attivato anche il riscaldamento all’interno del Centro. Se non bastasse, buona parte delle persone a cui è stato somministrato il vaccino, ha parole d’elogio per i medici e gli infermieri che li hanno visitati e rassicurati. Insomma, ben vengano le critiche, ma francamente, una parolina di incoraggiamento forse dovremmo spenderla anziché limitarci a urlare insofferenza e puntare l’indice accusatore.

Solo qualche mese fa ci sentivamo perduti, oggi siamo davanti ad una campagna vaccinale senza eguali nella storia. In meno di un anno, contro ogni previsione, la scienza ha fatto passi da gigante, abbiamo sei vaccini nel mondo e di questo passo, finalmente, potremmo buttarci alle spalle questo Annus horribilis. 

Come sostiene un fine pensatore: “Questa campagna vaccinale è il nostro sbarco sulla luna e non solo tutti la stanno facendo facile, ma la stanno pure facendo passare come una Armata Brancaleone, come se imprese del genere non dovessero aver alcun intoppo altrimenti è roba da terzo mondo”.

Ecco, gli errori sono stati fatti e altri se ne aggiungeranno nei prossimi giorni perché al momento, sono troppe le variabili da tenere sotto controllo e il nostro non è un sistema perfetto, non lo è mai stato e non può diventarlo adesso. Prima ce ne rendiamo conto, più facile sarà contribuire a renderlo migliore facendo la nostra piccola parte. Le file e i ritardi saranno inevitabili anche nei prossimi giorni, come in autostrada a pasquetta, come alla visita dallo specialista, come in aeroporto, in estate, con la coda che sembra infinita e invece dopo un po’, si parte.

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