Aggiornato al 02/05/2025 - 07:55
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Cavallaro: “La violenza è un virus, serve una risposta urgente della comunità”

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Il consigliere comunale di Siracusa interviene dopo i recenti episodi di violenza, chiedendo maggiore prevenzione e responsabilità collettiva

Dopo una serie di episodi di cronaca che hanno scosso l’opinione pubblica tra Siracusa e Avola, il consigliere comunale Paolo Cavallaro, presidente del circolo Aretusa di Fratelli d’Italia, ha rilasciato una riflessione pubblica attraverso un comunicato rivolto alla cittadinanza.

La violenza sulla giovane ragazza di Avola, la barbara uccisione della cagnolina e per ultimo le vergognose sevizie sull’uomo di 67 anni, mi inducono ad una riflessione e ad un appello a tutta la comunità”, scrive Cavallaro. Tre episodi distinti ma accomunati da una medesima matrice, secondo l’esponente politico: “C’è un maledetto virus che sta contagiando la nostra società, anche i più giovani, e si chiama VIOLENZA, un virus terribile e molto contagioso che si rafforza nel branco, allentando le difese immunitarie, come nel caso delle baby gang”.

L’allarme lanciato è legato al progressivo deterioramento dei rapporti sociali, che secondo Cavallaro si manifesta in tutti gli ambiti della vita quotidiana: “Sui social, nelle scuole, per le strade, e in tutti i luoghi della vita sociale, assistiamo ad una violenza verbale e fisica diffusa, condita da prepotenza e prevaricazione tipicamente mafiosa, oramai innestata nella mente di tanti, anche di persone apparentemente perbene”.

Il consigliere siracusano sottolinea come la repressione penale non sia sufficiente. “Dobbiamo correre ai ripari, subito, prima che sia tardi, non basta la repressione e la giustizia penale, occorre tanta prevenzione”, prosegue Cavallaro, invitando a una responsabilità diffusa, anche nei comportamenti quotidiani: “Tutti dobbiamo sentirci responsabili, quando alziamo troppo i toni dello scontro verbale, quando trasmettiamo valori errati pur di apparire sulla scena, quando esasperiamo gli animi o provochiamo conati di odio, offendendo deliberatamente e usando epiteti o prendendoci licenze sui social che mai useremmo di presenza”.

Un altro aspetto critico evidenziato è il ruolo della tecnologia nei rapporti umani. “Non c’è dubbio che la vita virtuale stia deformando in molti la percezione della realtà. Troppi giovani vivono i rapporti sociali con distacco e per il tramite dello smartphone, perdendo le emozioni e la genuinità del rapporto diretto”.

La proposta di Cavallaro si articola in un invito concreto alla comunità e alle istituzioni: “Riportiamo i giovani negli oratori, impegniamoli nella musica, nelle arti, in politica, nella lettura, nel volontariato”.

Alle istituzioni locali chiede un impegno strutturato: “Le Amministrazioni comunali hanno il compito prioritario di aprire in città luoghi di aggregazione, circoli giovanili, luoghi aperti per lo sport e la socialità, rafforzando quelli esistenti”.

Infine, Cavallaro si rivolge anche ai professionisti della comunicazione, affinché promuovano una cultura del confronto: “Chi lavora nella comunicazione isoli i violenti e promuova sempre il confronto e il dibattito, perché nessuno resti escluso”.

La conclusione è un appello all’azione: “È un problema grande e complesso, ma ognuno faccia quello che può; e però si passi dalle parole ai fatti, e urgentemente prima che sia troppo tardi”.

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