Aggiornato al 30/10/2025 - 08:31
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Ponte sullo Stretto, La Corte dei conti ha detto “No”, per il Governo Meloni è “Invasione di campo”

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La sezione centrale di controllo ha negato il visto alla delibera Cipess che autorizzava l’opera da 13,5 miliardi. La premier parla di invasione della giurisdizione e annuncia che il governo proseguirà comunque. Le opposizioni attaccano: la riforma della giustizia serve solo ad avere mani libere.

Una telenovela, una lunghissima e datata serie tv. Con così tante puntate da far schiumare di rabbia i produttori di Beautifull, Sentieri e tante altre soap avviate nel vecchio millennio.

L’ultima puntata del “Ponte sullo Stretto” racconta che la Corte dei Conti ha detto no. La sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo, infatti, ha deciso di non ammettere al visto la delibera Cipess numero 41 del 2025, che aveva dato il via libera al progetto.

La nota ufficiale della Corte specifica che le motivazioni sono ancora in fase di redazione e saranno rese pubbliche entro trenta giorni attraverso un’apposita deliberazione. I rilievi, comunque, riguardavano diversi aspetti. Oltre alle stime di traffico, considerate poco attendibili, sono finite sotto esame le coperture economiche, la conformità del progetto alle normative ambientali e antisismiche, il rispetto delle regole europee sul superamento del cinquanta per cento del costo iniziale. Durante l’adunanza della sezione centrale sarebbero state sollevate anche questioni sulla competenza del Cipess, considerato organo politico.

Insomma, per la Corte dei Conti questi 13 miliardi e mezzo di euro non vanno spesi. E il paradosso dei paradossi è che si è passati dall’avviso di ricerca del personale per lavorare nel cantiere, a cui hanno risposto in 3 mila 800, ad un nuovo probabile stop ai lavori. Ammesso che, un giorno, possano realmente iniziare.

La decisione della Corte dei conti, ovviamente, da il la ad uno scontro frontale tra il Governo Meloni e la magistratura contabile, con la presidente del Consiglio che non ha perso l’occasione di parlare di un «atto di invasione» di berlusconiana memoria, e il vicepremier Matteo Salvini che annuncia la volontà di proseguire comunque con l’opera.

Ad ogni modo, dal punto di vista tecnico, il parere negativo della Corte dei Conti non blocca definitivamente il progetto. La legge prevede infatti che l’amministrazione interessata possa chiedere una deliberazione del Consiglio dei ministri, il quale può ritenere che l’atto risponda a interessi pubblici superiori e debba comunque avere corso. In questo caso la Corte appone un visto con riserva e l’atto acquista piena efficacia, ma viene trasmesso al Parlamento dove può dare luogo a una responsabilità politica del Governo.

Cosa accadrà nella prossima puntata?

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