[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”di Valerio Vancheri”][vc_column_text]
Avere dei sogni è da giovani.
Avere dei progetti è da adulti.
Avere dei rimpianti è da vecchi.
Se guardi tutto quello che ti sei lasciato dietro, non vedrai mai ciò che hai davanti.
Se penso a quando ero giovane, m’incazzo. Non per il tempo che è passato, ma per quanto ne ho sprecato.
Più aumentano gli anni, e più diminuiscono le probabilità di diventare immortali. Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita, come dice la Montalcini.
Bisognerebbe avere sempre dei sogni.
Sogni forti, emozionanti, magari irrealizzabili.
Bisognerebbe uscire di casa, caricare la chitarra sul sedile posteriore dell’auto e passare a prendere la tua ragazza.
“Dai, scendi: c’è la notte che ci attende e la strada che ci chiama. C’è la vita, qui fuori; che aspetti?”
Cos’era quel bruciore che avevamo in petto? Quella voglia di emergere, di provare, di gustare, di affermarci. E ne abbiamo ancora, o abbiamo smesso di lottare, forse di illuderci?
Sentivo e temevo le mie emozioni. Ne provavo di così forti; erano tutte così forti. E lo erano le amicizie, gli amori, le sfide.
I sensi tesi, i recettori attivi. I sentimenti estremi, i pensieri estremisti.
“Vieni, prendi la mia mano e corriamo insieme nella notte alla ricerca della terra promessa”
Siamo una generazione povera. Povera di esperienze, povera di ideali, povera di scommesse, povera di rivoluzioni. La mia generazione è arrivata appena un po’ in ritardo e non ha avuto ideali in cui credere e per i quali valesse la pena scrivere canzoni.
Io non ho mai vinto un cazzo! Non ho fatto la resistenza: non ero nato. Non ho contribuito al boom economico: ne ho forse beneficiato. Non ho fatto il ‘68, né ho partecipato alla degenerazione violenta degli anni ’70, che ha sbagliato mezzi ed obiettivi, ma non che non ci fossero valide ragioni per essere insoddisfatti. Eppure accanto alla mia generazione è passato il ‘68, anche se io non ero in piazza. È stato inventato il rock, anche se io non sono salito sul palco. Ho vissuto la vittoria dei mondiali, anche se io non sono sceso in campo. La mia generazione ha inventato lo spinello, anche se io non ho mai fumato. Libertà non è esserci, ma poter esserci.
Ho protestato per la palestra del liceo, una volta. Che corteo che abbiamo fatto!
Sto in una generazione di mezzo, che ha subito lo scempio che di questo Paese s’è fatto sia con la prima, che con la seconda Repubblica. Perché il saccheggio dell’Italia si è compiuto con la Repubblica, diciamocelo francamente.
Ho ereditato un mondo assassinato dalla corruzione e dal cemento, che mi consegnerà ad una pensione da fame, ricco di ideali disattesi e violentati.
Nell’82 sono finito dentro una delle poche fontane della mia città con altri sconosciuti, scalmanati come me, con le bandiere in mano: unico moto d’orgoglio verso il mio Paese. I mondiali del 2006 mi hanno colto già troppo dimesso.
Avrei voluto una vita rock; o forse no. Ho finito per accontentarmi di una vita borghese; o forse no.
È stata questa la mia Thunder Road? Troppo poco, per “…lo spirto guerrier ch’entro mi rugge”.
Un mito, un idolo, un esempio da imitare. Chi mai non ha avuto il suo.
C’è chi va a Memphis e crede di seguire il fantasma di Elvis. In verità, segue i propri sogni, nell’illusione che siano ancora realizzabili.
Cosa consegnerò ai miei figli? Vorrei saper leggere la loro voglia di sognare, il loro desiderio, vedere in loro una passione. Qual è la loro Thunder Road?
Come direbbe Altan: “Questi giovani d’oggi non credono più a niente. Noi, alla loro età, avevamo raccolto già diverse delusioni!”
Il Boss ha sempre avuto accanto Clarence Clemons. Tutta la sua migliore produzione è scandita dall’accompagnamento del fido sassofonista. Le sue ballate, il suo rock, il suo sound non sarebbero stati altrettanto trascinanti, senza quegli assolo di Sax.
Clarence è morto da qualche anno.
Alessandro suona il Sax. Aveva 10 anni quando ha visto Springsteen dal vivo. Adorava Clarence Clemons. Spero un giorno vorrà provare a suonare i suoi pezzi. Spero voglia provare le forti emozioni e le passioni che solo la musica sa trasmettere.
Spero che salga in macchina e carichi dietro il suo Sax. Che faccia montar su la sua ragazza. Che viva sempre sulla corsia di sorpasso: Life in the fast lane.
Prendi tu il comando ed esprimi qualcosa di tuo che altri mandino a memoria. Altro è il ricordare, altro è il sapere!
Non guardare alla migliore offerta, ma al miglior offerente.
Non voltarti indietro con la malinconia negli occhi. La strada è lunga, ma ti porterà lontano. Non guardare alla fine del tuo viaggio: il viaggio non è una meta; il viaggio è la strada. Ruggisci ancora, urla la tua esistenza e sentiti vivo. Senti sotto i piedi e dentro di te la tua Thunder Road![/vc_column_text][vc_text_separator title=”U fattu è nenti: è comu si cunta”][/vc_column][/vc_row]