Aggiornato al 04/08/2024 - 12:05
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Si riapre caso del depuratore di Priolo, nuovo stop dal gip

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Il gip “non autorizza la prosecuzione dell’attività produttiva come previsto dal decreto interministeriale del 12 settembre 2023”

Il provvedimento del giudice del Tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, è di mercoledì scorso, 31 luglio, e riguarda il depuratore Ias, in cui si trattano i reflui civili di due Comuni, Priolo e Melilli, e i fanghi della zona industriale siracusana, posto sotto sequestro dal giugno del 2022 nell’ambito di un’inchiesta della Procura per disastro ambientale.

 ‘Non c’è bilanciamento tra salute e industria’

Sostanzialmente le industrie non potranno più far confluire i reflui nell’impianto che secondo i periti nominati dai magistrati inquina. Ma non si può chiudere nell’immediato, infatti da tempo le multinazionali si stanno organizzando per dotarsi di un proprio impianto di depurazione. Nel frattempo il commissario nominato dalla Regione lavora per far confluire i reflui di alcuni comuni del Siracusano. Il provvedimento del gip di tre giorni fa, ma la notizia è stata pubblicata oggi da La Sicilia e ha trovato conferme in fonti giudiziarie consultate dall’ANSA. Arriva dopo un’istanza dell’amministratore giudiziario di Ias e soprattutto dopo il parere della Procura di Siracusa del 5 luglio scorso con cui si chiede di “non autorizzare l’immissione dei reflui nel depuratore” per via della “illegittima azione amministrativa”.
E’ lo stesso giudice che aveva sollevato nel giugno scorso di fronte alla Consulta la questione di legittimità costituzionale di una delle norme del “salva Isab”, condividendo quanto espresso dalla Procura di Siracusa, e cioè che i decreti “salva Isab/Ias” vìolano i principi di bilanciamento tra le esigenze dell’attività produttiva e dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente.
Il “salva Isab” è il provvedimento del Governo che in caso di sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria di stabilimenti industriali dichiarati di interesse strategico nazionale o di impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva consente al giudice di autorizzare la prosecuzione dell’attività. Il gip Palmeri rileva come nel caso di Ias “non vi è nel concreto alcune obiettivo di risanamento non essendo previsti investimenti o soluzioni tecniche in grado di risolvere entro il periodo di 36 mesi fissato dalla Corte la situazione di compromissione ambientale”.

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Inoltre la Corte Costituzionale ha richiesto che le “misure di bilanciamento siano precedute da un’adeguata attività istruttoria che non può essere quella prevista per il rilascio dell’Aia o del suo riesame tenendo conto anche del danno sanitario”. Infine l’osservanza delle misure deve essere “adeguatamente verificata attraverso il costante monitoraggio da parte delle autorità competenti”. Ma “il parere dell’Ispra non consente di ritenere che nel caso concreto possa avvenire un costante ed effettivo monitoraggio”.

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