Aggiornato al 23/08/2024 - 09:47
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Souvenir “mafiosi”, Agrigento dice no: vietata la vendita di oggetti che inneggiano alla criminalità

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In Sicilia, la lotta alla cultura mafiosa passa anche attraverso le vetrine dei negozi

Ad Agrigento, la città dei Templi, il sindaco Francesco Miccichè ha emesso un’ordinanza che vieta la vendita di oggetti e souvenir che richiamano la mafia, una decisione che ha già portato i suoi primi risultati. In poche ore, diversi commercianti hanno ritirato dalle loro vetrine prodotti che, tra ironia e cattivo gusto, finivano per glorificare un fenomeno che per troppo tempo ha oscurato l’immagine della Sicilia.

Il provvedimento si è reso necessario dopo che in alcuni negozi del centro storico, lungo la frequentata via Atenea, erano apparsi gadget raffiguranti personaggi stereotipati: uomini con la coppola e la lupara, statuine di “famiglie mafiose” al completo, e perfino coppie armate a bordo di un’auto tricolore. Tra questi, non poteva mancare l’immagine iconica di Don Vito Corleone, il celebre personaggio interpretato da Marlon Brando ne Il Padrino, stampata su magliette che, secondo il sindaco, “mortificano la comunità agrigentina”.

“La vendita di questi prodotti – si legge nell’ordinanza – è una ferita alla dignità della nostra città, da anni impegnata nella promozione della cultura della legalità. Per questo motivo, è stato deciso il divieto di commercio di qualsiasi oggetto che inneggi alla mafia o che possa essere interpretato come un richiamo alla criminalità organizzata.”

L’iniziativa del sindaco Miccichè non è un episodio isolato. Già nel 2019, l’allora direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi, Giuseppe Parello, aveva preso una decisione simile, proibendo la vendita di questi prodotti nelle bancarelle vicine ai siti turistici. Anche a livello regionale, l’assessore Alessandro Aricò aveva recentemente disposto il divieto di vendere gadget mafiosi a bordo delle navi da crociera e dei traghetti che approdano in Sicilia.

Le reazioni alla decisione di Agrigento sono state in gran parte positive. La Cgil, per voce del segretario della Camera del lavoro di Agrigento, Alfonso Buscemi, ha accolto con favore l’ordinanza e ha chiesto un potenziamento dei controlli da parte delle autorità locali per garantire il rispetto delle nuove regole. “È fondamentale – ha sottolineato Buscemi – tutelare l’immagine della nostra città e promuovere una cultura della legalità, sensibilizzando sia i residenti che i visitatori sull’importanza di combattere qualsiasi forma di apologia della mafia.”

L’ordinanza prevede non solo il divieto di vendita, ma anche multe e controlli serrati da parte della polizia municipale, che avrà il compito di vigilare sull’esecuzione del provvedimento. Il documento è stato pubblicato sul sito istituzionale del Comune di Agrigento per garantirne la massima diffusione.

La decisione di Agrigento potrebbe fare scuola in altre città siciliane, dove il problema della vendita di souvenir che glorificano la mafia è ancora presente. Palermo, ad esempio, continua a vedere nelle sue bancarelle e negozi prodotti simili, nonostante i numerosi appelli a fermarne la diffusione.

Agrigento, con questa ordinanza, lancia un messaggio chiaro: la mafia non è un souvenir da vendere ai turisti. La cultura della legalità è l’unico vero simbolo che la Sicilia vuole esportare.

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