La trasmissione di Rai 3 rivela manipolazioni delle analisi e sversamenti in mare. A rischio il futuro del polo che produce un terzo della benzina italiana
L’ultima puntata della stagione di Report, il noto programma d’inchiesta di Rai 3, ha acceso i riflettori su un’emergenza ambientale e industriale che rischia di mettere in ginocchio il polo petrolchimico di Siracusa, il più grande d’Italia. Al centro dell’inchiesta: la vendita dello stabilimento Isab-Lukoil, le gravi accuse di inquinamento marino e atmosferico e la gestione dei depuratori. L’inchiesta dal titolo “Il mare è come l’olio” di Manuele Bonaccorsi, affronta il potenziale disastro ambientale e industriale che minaccia il più grande petrolchimico italiano nella provincia di Siracusa. L’indagine esamina le controversie legali riguardanti il depuratore IAS, sequestrato nel 2022, e un altro impianto gestito dal petrolchimico Isab, accusato di manipolare le analisi sugli scarichi in mare, causando gravi inquinamenti marini e atmosferici. Si indaga pure sulla proprietà dell’impianto, passato dai russi di Lukoil a un fondo cipriota, e sui traffici di petrolio russo nelle acque internazionali antistanti: le pratiche che potrebbero violare le sanzioni e provocare disastri ambientali.
Lukoil e il passaggio di proprietà: chi ha comprato?
Dopo le sanzioni imposte dalla comunità internazionale contro il petrolio russo, Lukoil ha ceduto lo stabilimento Isab a un fondo cipriota. Ma chi c’è davvero dietro questa operazione? Report ha analizzato i dettagli della transazione, evidenziando i rischi per l’occupazione e per la sicurezza industriale del polo siracusano, che produce un terzo della benzina italiana.
Depuratori nel mirino: accuse di inquinamento e analisi falsificate
L’inchiesta di Report ha portato alla luce nuove rivelazioni sul depuratore consortile IAS, già oggetto di indagini della magistratura. Non è il solo sotto accusa: anche il depuratore gestito dal petrolchimico Isab sarebbe stato coinvolto in manipolazioni delle analisi sugli sversamenti in mare, con pesanti ripercussioni per l’ambiente.
Secondo le indagini, l’impianto avrebbe falsificato i dati sulle emissioni per mascherare l’inquinamento marino e atmosferico, danneggiando l’ecosistema costiero e mettendo a rischio la salute pubblica.
Un disastro ambientale e industriale senza precedenti
L’inchiesta di Report ha raccolto testimonianze e documenti esclusivi che confermano come il polo industriale di Siracusa sia a un bivio tra sviluppo economico e crisi ambientale. La chiusura o il ridimensionamento degli impianti metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro, mentre le conseguenze ambientali potrebbero essere irreparabili.
Le telecamere di Report sono arrivate a Marina di Melilli, un ex paesino di pescatori distrutto negli anni ‘60 per far spazio al polo petrolchimico di Priolo, in provincia di Siracusa.
Nelle acque prospicienti la costa si trova l’impianto TAS, realizzato per trattare i reflui industriali della raffineria ISAB. Tuttavia, le analisi di laboratorio condotte da Report su alcune pietre raccolte sulla riva hanno rivelato dati allarmanti: una media di 6130 ppm di idrocarburi, sei volte oltre il limite di legge. Questi sassi, per la normativa vigente, sono considerati rifiuti speciali.
L’inquinamento dell’area non è passato inosservato alla magistratura: la Procura della Repubblica di Siracusa ha avviato un’indagine sullo scarico industriale, e secondo una relazione tecnica dell’ingegnere Polizzi, l’impianto TAS è una vera e propria bomba ecologica.
La posizione di Isab: “Pieno rispetto delle normative ambientali”
ISAB, in merito al programma di “Report” del 2 marzo scorso, richiama i contenuti della propria nota pubblicata sul sito del medesimo programma al seguente percorso:
Inoltre ribadisce, al solo fine di veicolare informazioni complete e veritiere, quanto segue.
In relazione al funzionamento dell’impianto TAS, si evidenzia che – i Periti, nominati dal Giudice per le Indagini Preliminari, nella propria relazione affermano che “non si ritiene che le emissioni del TAS possano aver provocato una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili della qualità dell’aria nel comprensorio della zona industriale di Priolo Gargallo – Melilli” e, in merito al mare, hanno confermato di non avere “evidenziato una compromissione significativa e misurabile dell’acqua di mare in prossimità dell’immissione del canale Alpina che è il recettore delle acque provenienti dall’impianto di trattamento acque di scarico (TAS) di ISAB”.
Le perizie confermano inoltre che l’ecosistema marino non è stato alterato come dimostrato dai rilevamenti che mostrano la presenza di Posidonia (indicatore del buono stato di salute del mare), di pesci e di molluschi, proprio in prossimità dello scarico del Canale Alpina.
Per quanto riguarda, in generale, la sostenibilità ambientale, si ribadisce che ISAB svolge la propria attività produttiva nel pieno rispetto delle Best Available Technique (BAT) e in conformità alle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) – peraltro di recente assoggettate a procedura di verifica e riesame, conformità regolarmente soggetta a controlli continui da parte delle autorità competenti ed inquirenti.
Infine si conferma che le materie prime processate da ISAB vengono acquistate nel rispetto delle normative vigenti e controllate mediante monitoraggio continuo da parte degli Organi Competenti escludendo commercio di grezzo russo (sotto sanzione).