Sotto la pavimentazione emerge l’antica acropoli greca: un oikos dell’VIII secolo a.C. segnato con fili di piombo fuso. Archeologia a cielo aperto nel cuore di Ortigia
SIRACUSA – A prima vista sembrano semplici segni grafici, eleganti linee scure tracciate sulla pietra chiara della pavimentazione. In realtà sono un messaggio rivolto a chi attraversa Piazza Duomo: un invito a guardare sotto i propri piedi e scoprire che Siracusa, più di ogni altra città siciliana, vive letteralmente sopra la sua storia.
Negli anni Novanta, durante i lavori di rifacimento della piazza, archeologi e tecnici del Comune si imbatterono in reperti inattesi: le tracce di un edificio sacro arcaico, un oikos risalente all’VIII secolo a.C., e le fondazioni di un tempio successivo, più grande e articolato. Si trattava del cuore religioso della Siracusa greca, l’antica acropoli di Ortigia, un luogo che nei secoli avrebbe continuato a mantenere la sua centralità spirituale e civile.
Invece di nascondere nuovamente tutto sotto la pavimentazione, la città compì una scelta innovativa: segnare sul piano moderno il disegno di quelle strutture antiche, usando sottili fili di piombo fuso. Il risultato è una “mappa visibile” delle origini della città, integrata nell’uso quotidiano della piazza. Ogni linea corrisponde al perimetro reale dei muri o delle colonne intercettate dagli scavi. Tra queste tracce si distingue anche il percorso di una strada greca, una delle più antiche vie urbane note a Ortigia.
Il visitatore che passeggia oggi davanti al Duomo – costruito incorporando l’antico Tempio di Atena – può così percepire con immediatezza la stratificazione del luogo: dal santuario arcaico ai fasti classici, dalla ricostruzione barocca dopo il terremoto del 1693 fino alla moderna vita cittadina.
Questa scelta di archeologia “a cielo aperto” è diventata negli anni un simbolo di come Siracusa sappia valorizzare il proprio passato senza musealizzarlo. Piazza Duomo resta un luogo vivo, attraversato da residenti, fedeli e turisti, ma invita con discrezione a interrogarsi su ciò che non si vede: la città antica, nascosta sotto pochi centimetri di pietra, eppure più che mai presente.
Per gli archeologi si tratta di un esempio virtuoso di dialogo tra tutela e urbanistica. Per i cittadini, quelle linee nere sono un promemoria identitario: ricordano che Siracusa è una città che, da quasi tremila anni, vive nello stesso punto e continua a scrivere la propria storia sullo stesso suolo.
In un tempo in cui molte città faticano a trovare equilibrio tra memoria e modernità, Piazza Duomo offre una lezione preziosa: il futuro può camminare sul passato, purché lo riconosca e lo rispetti.










